Istituito nel 1921, dopo la suddivisione del Rione X – Campitelli, il Rione XIX – Celio prende il suo nome da Celio Vibenna, il condottiero etrusco che nel VI secolo a.C., insieme al fratello Aulo, conquistò Roma e scelse questa zona per abitarvi.
Anticamente, il colle Celio, su cui si estende il rione, veniva chiamato Querquetulano, perché interamente ricoperto di querce. In età repubblicana, invece, l’area era costellata da lussuose ville patrizie e assunse la vocazione di zona residenziale che ancora oggi mantiene.
Il rione infatti ospita molte abitazioni private, hotel, B&B, ristoranti e locali che ne fanno un luogo vivace ma accogliente. Grazie agli ampi viali alberati e ai numerosi spazi verdi che lo caratterizzano, inoltre, il Celio è ideale per una passeggiata tra natura e antichità, in un’atmosfera evocativa e sospesa nel tempo.
Tra i monumenti, le testimonianze archeologiche e gli edifici di culto più rappresentativi del rione possiamo citare l’Anfiteatro Flavio, la maestosa concretizzazione della grandezza di Roma che da quasi duemila anni racconta una storia ininterrotta di fascino e magnificenza, l’Arco di Costantino, il più grande dei tre archi trionfali ancora conservati a Roma, il Museo della Forma Urbis che custodisce i frammenti superstiti della celebre Forma Urbis Romae, la meravigliosa mappa marmorea che restituisce un panorama unico del paesaggio urbano della Roma antica ai tempi di Settimio Severo, il Parco archeologico del Celio che ospita una moltitudine di reperti archeologici, architettonici ed epigrafici, provenienti dai grandi scavi di fine Ottocento per la realizzazione di nuovi quartieri, la bella basilica dei Santi Giovanni e Paolo, detta anche la “chiesa dei lampadari” che diffondono al suo interno spettacolari effetti di luce, le Case romane del Celio, lo straordinario complesso archeologico che racchiude oltre quattro secoli di storia e testimonia il passaggio e la convivenza tra paganesimo e cristianesimo, la basilica dei Santi Quattro Coronati, una vera e propria fortezza medievale al centro di Roma e uno dei monumenti più ricchi di storia, arte e spiritualità della Capitale, Villa Celimontana, un delizioso parco ricco di giardini ornati da sculture antiche, fontane e aranci amari, e dall'obelisco egizio di Ramses II, l’Arco di Dolabella e Silano, una delle due sole porte che ancora si aprono nelle Mura Serviane, la Fontana della Navicella, che prende il suo nome da un’antica galera romana di cui è la raffigurazione in miniatura, la chiesa di Santo Stefano Rotondo, la più antica chiesa a pianta circolare di Roma e Porta San Sebastiano, la più grande e meglio conservata porta incastonata nelle Mura Aureliane, al cui interno si trova l'imperdibile Museo delle Mura e da cui si diparte la regina viarum, via Appia Antica.
Simbolo del Rione e di Roma nel mondo, il Colosseo, grandioso edificio per lo spettacolo e il divertimento dei cittadini, costruito per essere un emblema della potenza imperiale, fu destinato ai combattimenti, ai giochi tra i gladiatori (munera), alle simulazioni di caccia ad animali feroci ed esotici (venationes) e alle naumachie (combattimenti navali). Lungo 189 metri, largo 156, per un'altezza di oltre 48 metri, si estende su una superficie di 24.000 mq e poteva ospitare circa 50mila spettatori. L'arena misurava 76 metri per 46. I suoi sotterranei, dove si svolgevano i preparativi per gli spettacoli, celavano una complessa macchina scenica della morte. Per far sì che tutto funzionasse alla perfezione, uomo e ingranaggi interagivano all’unisono: diverse botole si aprivano per fare apparire a sorpresa combattenti e fiere che venivano sollevati da 28 montacarichi di legno e corde, mediante un articolato sistema di argani.
Confini: via di San Giovanni in Laterano, piazza del Colosseo, via di San Gregorio, piazza del Circo Massimo, via di Valle delle Camene, via di Porta San Sebastiano, viale delle Mura Latine, viale Metronio, via della Navicella, via di Santo Stefano Rotondo.
Lo stemma del rione raffigura il profilo di un africano che indossa un copricapo a forma di testa di elefante, ornato con spighe d'oro, su fondo argento. Probabilmente, l’effige può essere ricondotta ai legionari del Console Scipione detto l'Africano, che qui si accamparono. A rafforzare l’attribuzione, nell’area fu rinvenuto un busto raffigurante un "africano", oggi ai Musei Capitolini.