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Roma da brividi

Mani mozzate, magia nera, suggestioni gotiche e spiriti senza pace: tra le tante anime di Roma ce ne è anche una dark che si intravede dietro scorci incantevoli, monumenti classici e meraviglie barocche. 

Storie macabre, leggende sinistre e atmosfere inaspettatamente inquietanti di alcuni angoli della città vi faranno provare quell’inconfondibile brivido freddo lungo la schiena, non soltanto a Halloween. Siete pronti a imbarcarvi in un tour insolito e terrificante alla scoperta di sette tra i posti più spaventosi di Roma?

#1 Santa Maria dell’Orazione e Morte

“Hodie mihi, cras tibi“, vale a dire “Oggi a me, domani a te”: ci ammonisce e ci schernisce con queste parole lo scheletro alato all’ingresso della chiesa fatta costruire nel Cinquecento dalla Compagnia dell’Orazione e della Morte. Teschi, falci e clessidre ci accompagnano nella visita della chiesa ma per una vera esperienza da brividi bisogna inoltrarsi nel buio dei suoi sotterranei: la cripta è quanto resta dell’antico cimitero dove, fino all’Ottocento, la Compagnia diede sepoltura a più di 8mila morti, annegati nel Tevere, raccolti in campagna o nei luoghi più remoti della città. Il cimitero andò in gran parte distrutto quando furono innalzati i muraglioni sul Tevere ma qui “riposano” ancora ossa e scheletri, usati per realizzare decorazioni artistiche, croci, sculture e lampadari. Sistemati uno accanto all’altro, in un angolo trovano posto decine di teschi, alcuni con incisi sulla fronte l’anno di morte, la causa del decesso e il luogo del ritrovamento. 

#2 Museo delle Anime del Purgatorio

La festa celtica di Samhain, da cui deriverebbe Halloween, segnava il momento in cui il velo che divideva la terra dei vivi da quella dei morti si assottigliava, rendendo possibile l’incontro con spiriti e fantasmi. A Roma, questa atmosfera sospesa si ritrova tutto l’anno in un piccolo museo dentro la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. Le sue origini risalgono alla fine dell’Ottocento quando, dopo un devastante incendio, sulla parete dietro a un altare apparve l’impronta di un volto. Convinto che fosse il segno della presenza di un’anima del Purgatorio che chiedeva preghiere di suffragio, il sacerdote Victor Jouët iniziò a raccogliere in giro testimonianze simili. Ne risultò una collezione unica che lascia addosso una traccia di inquietudine: valga come esempio la fotografia che mostra una camicia con l’impronta di una mano lasciata da una madre defunta sull’abito del figlio. Siete appassionati di esoterismo? Leggete qui il nostro racconto a puntate.  

#3 Cripta dei Cappuccini

Una delle tante anime di Roma, oscura e misteriosa, nella via della Dolce Vita: nascosta nei sotterranei della chiesa di Santa Maria della Concezione, la Cripta dei Cappuccini è uno spaventoso cimitero “decorato” con le ossa di oltre 4.000 frati provenienti dall’antico cimitero dell’Ordine, raccolte tra il 1528 e il 1870. In un tripudio di macabre composizioni, teschi, femori, tibie e ossa sparse formano lampadari, clessidre, orologi, colonnine, archi e molto altro ancora, o creano nicchie e strutture che accolgono i corpi mummificati di frati vestiti con l’inconfondibile saio marrone dall’ampio cappuccio. Ognuna delle cinque cappelle che la compongono porta il nome delle ossa con cui sono stati eseguiti i decori e contiene, secondo la tradizione, terra santa trasportata dalla Palestina o da Gerusalemme. Il corpo non è che un contenitore dell’anima, siamo d’accordo, ma non vi stupite se vi verrà la pelle d’oca. 

#4 Castel Sant’Angelo

Si sa che le anime dei defunti sono solite indugiare nei luoghi che furono teatro della loro vita tormentata. Può così accadere che un posto dalla bellezza strappacuore come Castel Sant’Angelo sia amato non solo dai turisti ma anche dai fantasmi: oltre ai prigionieri delle tetre carceri del castello, lo spirito più celebre è quello di Beatrice Cenci, decapitata per parricidio nel settembre 1599 in una cupa giornata di morte e delirio, accompagnata al patibolo da urla, singhiozzi e gemiti di una folla divisa tra innocentisti e colpevolisti. Ogni anno, nella notte tra il 10 e l’11 settembre, Beatrice si aggira sul ponte con la testa sottobraccio, in cerca dell’amato fratello Bernardo. Di prima mattina, alle luci dell’alba, potreste però anche scorgere una figura avvolta in un lugubre mantello scarlatto: è Giovanni Battista Bugatti, meglio noto come Mastro Titta, il boia più famoso di Roma. Non vi basta? Scoprite qui tutte le inquiete presenze che popolano la Capitale.

#5 Torre degli Annibaldi

Nella Roma del Duecento, quando la città era nelle mani di poche grandi casate baronali, il cognato di papa Innocenzo III Pietro Annibaldi si decise a innalzare sulle rovine di un ninfeo di età repubblicana un’alta torre che mostrasse a tutti la potenza della sua famiglia. I Frangipane, che erano i suoi acerrimi nemici, la presero a male e cercarono in tutti i modi di ostacolarne la costruzione lanciando frecce e pietre dalla loro fortezza sul Colosseo. Ma invano. Severa e massiccia, costruita senza lasciare alcuno spazio alle frivolezze e alle decorazioni come si addiceva allo scopo e a quei tempi bui, la torre incute tuttora un certo timore e conserva un aspetto stranamente sinistro. Sarà forse per il macabro aneddoto che la riguarda: sulle sue mura, ai piedi della Lupa Capitolina che all’epoca era posta qui su una base di pietra a decorarne l’ingresso, venivano inchiodate le mani mozzate dei ladri sorpresi a rubare in chiesa. 

#6 Fonte di Anna Perenna

Magia nera ai Parioli: se i luoghi hanno un’anima e sanno trasmettere il ricordo degli avvenimenti passati, i resti emersi durante gli scavi per un parcheggio a piazza Euclide andrebbero presi con le molle. Le iscrizioni murate nella fonte riportano il nome di Anna Perenna, una delle più antiche e misteriose divinità del pantheon romano, festeggiata alle Idi di marzo a suon di coppe di vino. La fonte rimase in uso per ben dieci secoli, dal IV secolo a.C. al VI secolo d.C., forse proprio in virtù delle pratiche magiche che vi si svolgevano per scopi non sempre nobili. Il fango rappreso ha infatti restituito una ventina di lamine di piombo con “defixiones”, cioè maledizioni, lanciate ad amanti, mariti, congiunti e addirittura a un arbitro, oltre a un poco rassicurante pentolone di rame bruciato e a contenitori sigillati con all’interno “bamboline voodoo” infilate a testa in giù, fatte di un impasto di acqua, farina e miele. Gli appassionati del genere possono farsene un’idea al Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano, dove sono conservati molti degli oggetti ritrovati. 

#7 Complesso del Buon Pastore

Le bizzarre costruzioni del quartiere Coppedè vi attraggono e vi inquietano? Nella Valle dei Casali, in un quartiere trafficato lontano dalle rotte turistiche, ritroverete le stesse atmosfere magiche e quell’impercettibile sensazione di spaesamento che ci coglie quando siamo proiettati in una dimensione “altra”. 12.000 metri quadri di cortili e portici di ispirazione medievale, rinascimentale e barocca: è la cittadella visionaria tirata su tra il 1929 e il 1938 da Armando Brasini come sede di una congregazione di suore. Utilizzato come ospedale e sanatorio militare, dal 1969 il complesso ospita alcuni istituti scolastici: alchimista e onirico, maledetto e affascinante, il suo architetto era morto emarginato e dimenticato solo pochi anni prima, dopo aver realizzato, tra l’altro, il monumentale e lugubre Ponte Flaminio e Villa Manzoni sulla via Cassia, i cui ruderi sono circondati da una particolare fama sulfurea. Il complesso esercita un indubbio fascino e dai suoi cancelli vedrete oggi uscire ragazzi con zaini e cartelle. Ma sarà un caso che sia stato scelto anche da Dario Argento come location di un suo film? 

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Santa Maria dell'Orazione e Morte - Foto FAI Fondo AmbiienteSanta Maria dell'Orazione e Morte - Foto FAI Fondo AmbiienteCripta dei Cappuccini - Foto cappucciniviaveneto.itRitratto di Beatrice Cenci, Guido Reni (attr.) -  Foto Barberini Corsini Gallerie Nazionali Fonte di Anna Perenna - Foto coopculture.itComplesso del Buon Pastore - Foto @complessodelbuonpastoreComplesso del Buon Pastore - Foto @complessodelbuonpastoreComplesso del Buon Pastore, Foto Simone Egidi @complessodelbuonpastore

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