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Itinerari Guidati

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Itinerari Guidati
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CITY SIGHTSEEING ROMA

La City Sightseeing Roma ti farà attraversare la Città Eterna in un viaggio nella storia. A bordo dei bus scoperti a due piani, nel tipico colore rosso del prestigioso marchio mondiale City Sightseeing © , potrai visitare, comodamente seduto, le chiese, i monumenti, i palazzi, le piazze e le vie della Roma Imperiale, della Roma Cristiana, della Roma Barocca e della Roma Contemporanea. Per maggiori info vai al Sito web

GRAY LINE I LOVE ROME

Tours alla scoperta delle principali attrazioni di Roma. Per maggiori info vai al Sito web

GREEN LINE TOURS

Salite sul double decker bus dal quale scoprire la bellezza di Roma a 360 gradi. Passerete momenti di svago e di cultura nei punti di maggior interesse artistico e storico nella città eterna. Per maggiori info vai al Sito web

ROMACRISTIANA - O.R.P.

Un giro panoramico no-stop a bordo dell'Open Bus Roma Cristiana. Per maggiori info vai al Sito web

ROME OPEN TOUR

Una splendida visione panoramica della città dall’alto dei Bus turistici a due piani. Il servizio offre la possibilità di visitare Roma stando comodamente seduto a bordo dei bus o di usufruire  del servizio “Sali e scendi” che permette di  raggiungere rapidamente tutte le meraviglie della città Eterna . Un commento multilingua accompagna il turista durante la visita. Offre inoltre l’esclusiva possibilità di acquistare un biglietto combinato sali e scendi  “Bus & Boat” da poter utilizzare a bordo dei Bus Rome Open Tour e dei Battelli di Roma. Possibilità di  acquisto online , a bordo bus o presso le rivendite autorizzate. Per maggiori info vai al Sito web

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San Giovanni e la Notte delle Streghe

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San Giovanni e la Notte delle Streghe
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Leggende e tradizioni nella notte tra il 23 e il 24 giugno

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Una delle feste religiose e profane più sentite nella Roma di una volta era quella di San Giovanni, patrono della città, festeggiato il 24 giugno. La festa cominciava la notte della vigilia, la cosiddetta “notte delle streghe”, durante la quale si credeva che le streghe venissero chiamate a raccolta sui prati del Laterano dai fantasmi di Erodiade e di sua figlia Salomè, dannate per aver causato la decapitazione del santo, e andassero in giro per la città a catturare le anime prima di proseguire per Benevento, città delle streghe per eccellenza. Era quindi essenziale ricorrere a rituali magici e forme di esorcismo. 

Dopo aver benedetto i letti e la porta di casa, la gente partiva da tutti i rioni di Roma al lume di torce e candele: arrivati sulla piazza, si accendevano falò per scacciare le forze occulte, si pregava e si mangiavano le lumache nelle osterie e nelle baracche allestite sulla piazza. Alcune famiglie se le portavano addirittura da casa, in un “callaro”, ovvero un enorme pentolone, pieno di lumache al sugo. Mangiare le lumache, le cui corna rappresentavano discordie e preoccupazioni, significava infatti distruggere le avversità. 

In questa magica notte entrano in gioco anche la rugiada, cui si attribuivano poteri curativi e che veniva raccolta sui prati, e l’aglio, per il famoso il proverbio “Chi non compra aglio a San Giovanni, è povero tutto l’anno”. Durante la notte venivano inoltre aperti al pubblico i bagni del Tevere e gli abitanti della città potevano bagnarsi nella fontana di San Giovanni: si credeva infatti che durante il giorno della sua festività il santo avrebbe regalato maggiori miracoli rispetto al resto dell'anno. 

La partecipazione popolare era massiccia, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto si faceva rumore con trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi. La festa si concludeva al sorgere del sole: lo sparo del Cannone di Castel Sant’Angelo annunciava l’inizio della messa celebrata dal Papa alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dopo la quale dalla loggia della basilica venivano gettate monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente. 

Oggi, purtroppo, la tradizionale festa di San Giovanni ha perso quasi del tutto la sua antica importanza, ma rivive da alcuni anni a questa parte in alcune manifestazioni organizzate per l’occasione.

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Basilica di San Giovanni in Laterano
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Le Ottobrate romane

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Le Ottobrate romane
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Che bella ottobrata!

È un’espressione che chi vive a Roma conosce bene e che di certo vi capiterà di sentire se vi trovate in città all’inizio della stagione autunnale: sì, perché ottobre, per Roma, è un mese speciale, quasi una seconda estate, con giornate luminose e temperature più che gradevoli. Merito del clima, ancora mite e tiepido, o della luce più tenue e morbida dell’autunno, in questo periodo la città sembra dare il meglio di sé e tutto assume un fascino particolare. Ma ottobre, si sa, porta con sé anche i colori e i profumi del vino: ed è proprio il vino l’altro ingrediente essenziale di quelle che un tempo erano le famose “Ottobrate romane”.

Un rito festoso per nobili e popolani

Le Ottobrate erano un vero e proprio rito allegro e chiassoso che, secondo molti, riprendeva la tradizione degli antichissimi Baccanali, le festività pagane legate al ciclo delle stagioni e alla celebrazione del dio del vino. Fino ai primi del Novecento, a Roma era infatti abitudine festeggiare la fine della vendemmia lasciandosi andare a qualche piccolo eccesso. Così nel mese di ottobre, la domenica o il giovedì mattina, era normale vedere partire da ogni rione piccole carovane dirette “fuori porta”. Le feste e le escursioni coinvolgevano nobili e popolani e avevano come mete le campagne, i frutteti e i vigneti che un tempo circondavano la città, per esempio i prati dopo Ponte Milvio, le vigne tra Monteverde e Porta San Pancrazio o fuori Porta San Giovanni e Porta Pia. Una delle destinazioni preferite era però Testaccio: lungo le sue pendici nel Seicento erano state ricavate numerose grotte, “celebri catacombe del vino” che fornivano la temperatura ideale per conservare al meglio quello che della festa era il vero protagonista.

Vino, canti e carrettelle

Chi ne aveva la possibilità si muoveva con le carettelle, le tipiche carrozze a forma di guscio d’uovo trainate da due cavalli, bardati e adornati di sonagli e campanacci. Come testimoniano cronache, stampe e incisioni dell’epoca, al loro interno sedevano sette o nove ragazze vestite a festa, con cappelli ricoperti di fiori e piume: chi sedeva al fianco del carrettiere era chiamata la bellona, le altre invece erano semplicemente le minenti. Uomini, parenti e amici facevano da “scorta” seguendo a piedi, sempre vestiti di tutto punto, suonando, cantando e ballando. Le festose scampagnate attirarono anche l’attenzione di illustri viaggiatori stranieri del tempo, filosofi, osservatori e curiosi. Giacomo Casanova, per esempio, racconta di aver vissuto una giornata bellissima, con un unico neo: la brevità del percorso da Roma a Testaccio, meta della sua personale ottobrata, perché il tempo da passare in carrettella a contatto con le sue donne era decisamente insufficiente.

Divertirsi è una cosa seria

Lo scopo delle scampagnate era il “puro” divertimento: era una festa cittadina prolungata per l’intero mese, a base di grandi mangiate di gnocchi, trippa e abbacchio conditi con fiumi di vino. Si giocava a bocce, a ruzzola, all’altalena o con l’albero della cuccagna, si suonava con tamburelli, chitarre e nacchere e si ballava il “saltarello”, la danza popolare allora più in voga a Roma. La tradizione era presa molto sul serio e, tra vestiti, cibo e trasporto, partecipare a una ottobrata costava parecchi bajocchi. Così, per non sfigurare, qualcuno ricorreva persino ai “gobbi”, il Monte dei Pegni. Una cronaca burlesca del 1860 ricorda che una volta moglie e marito portarono al Monte ognuno i vestiti dell’altro. Una donna arrivò persino a impegnarsi il letto: il marito tornava sempre a casa ubriaco e non se ne sarebbe accorto… Ai meno intraprendenti, non rimaneva che approfittare delle ville romane aperte per l’occasione dai loro proprietari, per esempio Villa Borghese, dove i principi allestivano spazi per giochi e canti. E che ancora oggi è tra i luoghi perfetti per ammirare le sfumature che l’autunno regala a Roma.

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