Il rione più piccolo della città si trova sulla sponda sinistra del Tevere, davanti all'Isola Tiberina. È conosciuto soprattutto perché sul suo territorio si estende il Ghetto ebraico. Istituito nel 1555, il Ghetto di Roma è il secondo più antico al mondo, dopo quello di Venezia.
Il rione è molto amato dai romani e dai turisti che si riuniscono qui per gustare le ricette della rinomata cucina tradizionale ebraico-romanesca in uno dei ristoranti della zona, oppure un’ottima torta di visciole e ricotta nella famosa pasticceria Boccione o, infine, un appetitoso trancio di pizza nell’antico forno Urbani.
Il suo nome deriva dalla chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, prima nota come Sant'Agnolo Pescivendolo. La chiesa si trovava presso l’antico mercato ittico, sotto le colonne del Portico d'Ottavia, nel cuore del rione. Oggi, proprio accanto al Portico si può ancora leggere la lastra marmorea – il cui originale si trova nei Musei Capitolini – che riportava la dimensione massima dei pesci che potevano essere venduti nel mercato e che recita: "Capita piscium hoc marmoreo schemate longitudine majorum usque ad primas pinnas inclusive conservatoribus danto", ovvero "Debbono essere date ai Conservatori (del Campidoglio) le teste di tutti i pesci che superano la lunghezza di questa lapide, fino alle prime pinne incluse".
Tra i monumenti, i siti archeologici e gli edifici di culto più importanti del rione, troviamo il Tempio Maggiore, ovvero la grande e bellissima Sinagoga con il suo originale stile Assiro-Babilonese, il Teatro di Marcello (11 a.C.) che probabilmente servì da modello per la costruzione del Colosseo e fu il primo teatro di Roma dedicato alla poesia e alla musica, la Crypta Balbi, vasto complesso di edifici antichissimi e una delle sedi del Museo Nazionale Romano, il Portico di Ottavia, costruzione monumentale dedicata dall’imperatore Augusto alla sorella e l'unico conservato dei grandi portici romani, e la Fontana delle Tartarughe, una delle fontane più belle di Roma, con una storia tutta da raccontare.
Forse non tutti sanno che la vicenda della Fontana delle Tartarughe è legata a una leggenda romantica: il duca Mattei, il cui palazzo si affaccia sulla piazza dove sorge la fontana, per stupire il futuro suocero che era contrario a dargli in moglie sua figlia, facesse realizzare in una sola notte la fontana. Il giorno successivo fece affacciare alla finestra la promessa sposa e suo padre per far loro ammirare l'opera. Affinché nessun altro potesse più godere di tale spettacolo, il duca fece murare la finestra che da allora è rimasta così.
La Casa di Lorenzo Manilio, situata ai numeri civici 1 e 2 di via del Portico di Ottavia, invece, è un edificio molto particolare. Costruita nel 1468, l’abitazione attesta la passione del suo proprietario per le cose romane. Il fascione in marmo che decora la facciata ne è testimone. Qui, egli fece incidere a grandi lettere il seguente testo in latino: "URBE ROMA IN PRISTINAM FORMA(M R)ENASCENTE LAUR MANLIUS KARITATE ERGA PATRI(AM) (A)EDIS SUO NOMINE MANLIANAS PRO FORT(UN)AR(UM) MEDIOCRITATE AD FOR(UM) IUDEOR(UM) SIBI POSTERISQ(UE) SUIS A FUND(AMENTIS) P(OSUIT) AB URB(E) CON(DITA) MMCCXXI L AN(NO) M(ENSE) III D(IE) II P(OSUIT) XI CAL(ENDAS) AUG(USTAS)", ossia "Mentre Roma rinasce all'antico splendore, Lorenzo Manilio, in segno di amore verso la sua città, costruì dalle fondamenta sulla piazza Giudea, in proporzione con le sue modeste possibilità, questa casa che dal suo cognome prende l'appellativo di Manliana, per sé e per i suoi discendenti, nell'anno 2221 dalla fondazione di Roma, all'età di 50 anni, 3 mesi e 2 giorni; fondò la casa il giorno undicesimo prima delle calende di agosto". Inoltre, sulle architravi il nome Lorenzo Manili si ripete per tre volte in latino e una in greco, sulle finestre è inciso il motto "Ave Roma" e il basamento del palazzo è costellato da reperti archeologici incastonati nell’intonaco.
Confini: largo Arenula, via Florida, via delle Botteghe Oscure, via dell'Aracoeli, via Margana, piazza Margana, via dei Delfini, via dei Cavalletti, via della Tribuna di Campitelli, via del Teatro di Marcello, via del Foro Olitorio, lungotevere de' Cenci, via del Progresso, piazza delle Cinque Scole, via Santa Maria del Pianto, via in Publicolis, via di Sant'Elena.
Lo stemma del rione rappresenta un angelo con un ramo di palma nella mano sinistra. Ma dello stesso stemma conosciamo altre due versioni: in una, l'angelo brandisce una spada nella mano destra e una bilancia nella sinistra; nell’altra, sullo stemma appare un pesce, chiaro riferimento al Foro Piscario, il mercato del pesce del Portico di Ottavia, demolito a fine Ottocento.