Un bell’edificio duecentesco, con aggiunte cinquecentesche, fa mostra di sé in un angolo del Ghetto, a ridosso del Portico di Ottavia. A riportarlo alla vista dei passanti furono gli sventramenti effettuati alla fine degli anni Venti del 1900 per l’isolamento del Teatro di Marcello: nella demolizione delle casupole addossate al teatro furono infatti trovate alcune costruzioni di epoca medioevale che si decise di conservare. Dopo il restauro, l’edificio fu adibito a ospitare gli Uffici della Ripartizione Antichità e Belle Arti del Comune di Roma, oggi Sovraintendenza ai Beni Culturali.
Il nome con cui la Casina è nota deriva dalla famiglia dei Vallati, esponenti della nuova nobiltà mercantile basso-medioevale che in questa zona del Rione Sant’Angelo possedevano, tra il XIII e il XIV secolo, numerosi immobili. Per come ci appare oggi, il complesso presenta caratteri sia rinascimentali sia medievali. Sull’angolo verso il Portico d’Ottavia e via del Foro Piscario, si è conservato infatti il portale cinquecentesco originario in marmo mentre nella parte restante, in direzione del Teatro di Marcello, ritroviamo alcuni elementi caratteristici dell’edilizia del XIII secolo, per esempio il loggiato al primo piano e il porticato al piano terreno.
L’architrave della porta rinascimentale conserva la scritta “Id velis quod possis”, ovvero “Desidera quello che puoi conseguire”, tratta da una commedia di Terenzio. Al motto latino si affianca però una targa che ricorda la deportazione degli ebrei di Roma nel 1943. Dal 2015 la Casina dei Vallati è infatti la sede espositiva, aperta al pubblico, della Fondazione Museo della Shoah che si propone di mantenere viva e presente la memoria dello sterminio programmato di 6 milioni di ebrei. La Fondazione realizza mostre, manifestazioni e convegni, promuove attività didattiche, seminari e corsi di formazione e organizza “viaggi della memoria” in Italia e all’estero. Una mappa virtuale e interattiva ricostruisce gli arresti e le deportazioni avvenuti a Roma il 16 ottobre 1943: grazie a documenti, fotografie, contenuti audio e video, gli utenti possono navigare ogni pin, cioè ogni luogo in cui è avvenuto un arresto, ascoltare testimonianze e trovare approfondimenti. Per maggiori informazioni sulle mostre in corso, visitate il sito del museo.
Foto Profilo Facebook Fondazione Museo della Shoah - Onlus
Il Tempio Maggiore
Antico quartiere ebraico
Rione XI - Sant'Angelo
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