Casa dei Crescenzi

Situata nel Rione Ripa, di fronte al Tempio di Portuno, è un raro esempio di dimora aristocratica realizzata tra l’XI e il XII secolo e la più antica casa post-antica conservata in città. Il contesto urbanistico in cui oggi si trova è completamente diverso da quello in cui era inserita fino agli Trenta del Novecento, quando quasi tutta la zona tra il Teatro di Marcello e la Bocca della Verità fu demolita per la realizzazione di una via che da piazza Venezia conducesse verso il mare.

Una lunga e orgogliosa iscrizione sul suo prospetto laterale ci informa che la casa fu costruita, non “per vanagloria ma per rinnovare l’antico decoro di Roma” da Nicola, figlio di Crescenzio e Teodora, per il figlio Davide: la sua posizione strategica era perfetta per controllare il traffico lungo il Tevere e attraverso Ponte Emilio (l’attuale Ponte Rotto), sul cui transito la famiglia faceva pagare un pedaggio. L’edificio ha due piani (attualmente restano il piano terra e parte del piano superiore) e secondo le usanze dell’epoca incorpora numerosi elementi architettonici di antichi edifici romani, tra volute, lacunari, putti e sfingi, che ne aumentano ai nostri occhi il fascino.

Oltre che come “Tor Crescenzia”, nel corso dei secoli la casa fu nota anche come “Casa di Cola di Rienzo”, forse perché il tribuno romano era nato nelle vicinanze, e come “Casa di Pilato”, perché nelle sacre rappresentazioni medievali della Passione qui si raffigurava la casa di Pilato. L’edificio fu abbandonato nel Quattrocento, come mostra la completa assenza di interventi successivi, e fu poi utilizzato come stalla e fienile. Nella seconda metà dell’Ottocento, la casa fu acquistata dal governo pontificio; ceduta al Comune di Roma, dal 1939 è sede del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura, fondato da Gustavo Giovannoni.