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Maggio a Roma. Appuntamento con la tradizione (di ieri e di oggi)

Roseto comunale

Oltre che dei suoi monumenti, dei suoi palazzi e delle sue chiese, una città è fatta anche dei riflessi delle sue storie e della vita che la attraversa. Una vita che, a Roma, è sempre stata scandita da riti, feste, ricorrenze, anniversari, celebrazioni: un fitto calendario di appuntamenti fissi che, con il loro carico di tradizioni, rappresentavano un’occasione di riflessione, tanto religiosa quanto civile, di incontro, condivisione e divertimento, stagione dopo stagione.

Se alcuni, come si dice, non hanno resistito all’oblio del tempo o hanno perso parte di quel senso di perfetta meraviglia che sapevano regalare ai romani e ai tanti visitatori della città, altri godono ancora oggi di ottima salute e si sono persino arricchiti di nuovi elementi. E altri ancora, anche se nati in anni più recenti, sono ormai entrati a pieno titolo tra le “tradizioni” moderne e contemporanee della città.

Così, per vivere appieno Roma e sentirsi dentro la sua storia, mese per mese vi raccontiamo alcuni dei giorni e dei momenti speciali della città, di oggi e di ieri, gli appuntamenti più sentiti o attesi, o anche semplicemente più curiosi.

Festa dei Lavoratori, 1° maggio 

La Festa dei Lavoratori nasce nell’Ottocento come giornata di lotta internazionale per affermare i diritti di tutti i lavoratori e raggiungere obiettivi di progresso sociale. A Roma, dal 1990 uno degli appuntamenti fissi della giornata è la rassegna musicale organizzata dai tre principali sindacati italiani, il più grande e storico concerto gratuito d’Italia. La lunga maratona di musica dal vivo si svolge tradizionalmente nella piazza antistante alla Basilica di San Giovanni in Laterano, a partire dal primo pomeriggio, e vede sfilare sul palco un gran numero di cantanti e gruppi musicali italiani e internazionali. Il “Concertone”, come viene chiamato spesso per sottolinearne l’entità, viene trasmesso in diretta dalla RAI via tv, radio e anche streaming online. Per lavori di rifacimento di piazza di Porta San Giovanni in Laterano, in via del tutto eccezionale quest’anno il concertone si trasferisce in un’altra location altrettanto carica di storia e suggestioni: il Circo Massimo

Il “Maggetto romano”, 1° maggio

Il trionfo della primavera e della natura: già molto prima dell’istituzione della festa dei lavoratori, l’ingresso nel mese di maggio era avvertito come un passaggio importante, da festeggiare con tutti i crismi. Nell’antica Roma, i giorni compresi tra la fine di aprile e il 3 maggio erano dedicati alla celebrazione dei Floralia o Ludi Florales: rappresentazioni teatrali e giochi di varie tipologie in onore della dea Flora, antica divinità italica della primavera, accompagnati da un clima di grande allegria, da scherzi, banchetti e libagioni. Passarono i secoli ma nella tradizione popolare romana il vino, preferibilmente rosso e dei Castelli, continuò a essere la cifra comune dei festeggiamenti per il primo maggio, che divenne il giorno per eccellenza dedicato alle gite fuori porta, alle cosiddette scampagnate e ai pranzi con amici e parenti. Parlando di cibo, durante il cosiddetto “Maggetto romano” due alimenti sono da sempre imprescindibili: le fave fresche e il pecorino romano, un abbinamento all’apparenza semplice ma incredibilmente ricco di sapori. E riannodando i fili della storia, già durante i Floralia le fave venivano gettate a manciate al popolo, insieme ad altri legumi, come augurio di fertilità e abbondanza.

I Lemuria, 9, 11 e 13 maggio

La tradizione cristiana associa il mese di maggio alla Vergine Maria e ai colori esuberanti della primavera ma nell’antica Roma le cose andavano in tutt’altro modo. Lo spirito allegro e di festa dei Floralia (tra fine aprile e inizio maggio) e dei Rosalia (a fine mese) era compensato da giornate di puro terrore, in cui era proibito sposarsi e i templi della città erano chiusi: perché i morti vagavano liberi nel mondo dei vivi. Nel calendario romano, il 9, l’11 e il 13 maggio erano infatti i giorni riservati ai lemuri, gli spiriti della notte, le anime inquiete degli antenati morti anzitempo o in modo violento. Tradizione vuole che fossero le celebrazioni più antiche dedicate ai morti festeggiate a Roma: era stato Romolo in persona a istituirle per placare lo spirito di Remo, da lui fraternamente trucidato. La cerimonia aveva un carattere prevalentemente privato: allo scoccare della mezzanotte, mentre la casa era avvolta nel silenzio e nel buio, il Pater familias, camminando a piedi nudi senza mai voltarsi indietro, si gettava alle spalle per nove volte delle fave nere, ripetendo una serie di formule propiziatorie per accompagnare gli spiriti alla porta. La festa pagana dei Lemuria fu definitivamente messa al bando il 13 maggio del 610, quando papa Bonifacio IV consacrò il Pantheon alla Beata Vergine e gli altri martiri. Il primo novembre di circa un secolo dopo, papa Gregorio III consacrò a sua volta una cappella a San Pietro alle reliquie di tutti i santi, martiri e confessori e la celebrazione, seguita dalla commemorazione dei defunti, fu spostata a questa data, in coincidenza con la festa celtica del Samhain (la notte di Halloween). Solo nel XVIII secolo la festività tornò in parte alla memoria grazie al naturalista Linneo che, per i loro occhi spiritati e le abitudine notturne, chiamò lemuri gli animali simbolo del Madagascar.

San Pasquale Baylon, 17 maggio

Nella storia personale del religioso e mistico spagnolo Pasquale Baylon, morto già in odor di santità il 17 maggio del 1592, nulla lasciava presagire la particolare devozione popolare di cui fu oggetto a Roma e nel sud Italia a partire soprattutto dal Settecento. È intorno alla metà di quel secolo che l’antica chiesa di Trastevere dedicata in origine ai soli Quaranta Martiri aggiunse il nome del santo spagnolo alla sua intitolazione. L’edificio religioso divenne da allora noto anche come la “Chiesa delle zitelle”: forse solo per una banale e un po’ stiracchiata assonanza, il santo veniva considerato protettore delle donne, in particolare quelle in cerca di marito. Che, giovani e non, affollavano la chiesetta soprattutto durante la festa del santo recitando la ben nota preghiera in forma di filastrocca: “San Pasquale Baylonne, protettore delle donne, deh, trovatemi un marito, bianco rosso e colorito, come voi: ma talequale, o glorioso san Pasquale”. Chi volesse provare, si ricordi che per essere efficace la preghiera doveva essere preceduta da una novena. 

La Notte dei Musei, 18 maggio

È ormai un appuntamento tradizionale, e amatissimo, del maggio romano: dal 2009, il Comune di Roma aderisce alla Nuit Européenne des Musées organizzando in città una notte di festa dedicata all’arte e allo spettacolo. Ogni anno, il sabato sera più vicino all’International Museum Day (ICOM) del 18 maggio, durante la Notte dei Musei gli spazi del Sistema Musei di Roma Capitale e alcuni tra i più importanti luoghi della cultura cittadini rimangono eccezionalmente aperti al pubblico dalle 8 di sera a notte inoltrata, per offrire a romani e turisti sogni ed emozioni “fuori orario”. Fino alle due di notte e al costo simbolico di un euro (salvo dove diversamente indicato), si possono così ammirare le collezioni permanenti e le mostre temporanee ospitate nei musei, e di assistere a un ricco programma di concerti e spettacoli di musica, teatro e danza.    

Giro delle Sette Chiese, maggio (entro l’Ascensione)

Circa 20 km a piedi attraverso la Roma cristiana: è il pellegrinaggio più famoso della città, probabilmente di origine medioevale ma rivitalizzato e ufficializzato nel Cinquecento da San Filippo Neri, a partire con esattezza dal Giovedì Grasso del 1552. In alternativa ai festeggiamenti irridenti e scomposti del carnevale romano, Filippo propose infatti la devozione ai luoghi più santi di Roma, in una sorta di “Carnevale spirituale”. Il percorso ad anello toccava le principali chiese della città dell’epoca: San Pietro, San Paolo fuori le mura, San Sebastiano (dal Giubileo del 2000, anche sostituita dal Santuario della Madonna del Divino Amore), San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Con il passare del tempo, il pellegrinaggio divenne un appuntamento fisso per i romani, da onorare in maggio prima della festa dell’Ascensione, 40 giorni dopo Pasqua: l’ultima tappa era festeggiata con un pranzo, che poteva trasformarsi in una prolungata baldoria in ossequio allo scanzonato precetto di visitare “le sette chiese e le quattordici osterie”. Ai nostri giorni, il pellegrinaggio si svolge in forma collettiva in notturna due volte l’anno, a settembre e a maggio, poco prima della festa di San Filippo Neri (il 26 maggio), con la guida di Padre della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri.

Mostra delle azalee capitoline a piazza di Spagna, aprile-maggio 

Non c’è primavera romana senza le azalee che inondano di colore la settecentesca scalinata di Trinità de’ Monti. La tradizione dell’infiorata capitolina nasce all’inizio degli anni Trenta, nel parco di Villa Aldobrandini, ma già nel 1952 le azalee si trasferiscono definitivamente in piazza di Spagna. Il tripudio floreale è affidato a circa 250 piante, tradizionalmente bianche (la “Bianca di piazza di Spagna”) e color lilla, che durante il resto dell’anno sono poste a dimora nel Semenzaio di San Sisto. La durata della mostra (circa un mese) dipende dalle condizioni metereologiche, che possono diminuire il tempo di fioritura delle azalee e accelerare così il loro rientro nell’antico semenzaio.  

Apertura del roseto comunale, aprile-maggio 

Oltre mille varietà di rose per un’esperienza sensoriale unica. Sulle pendici dell’Aventino, appena sopra il Circo Massimo, il seicentesco Orto degli Ebrei è sede dal 1950 del roseto comunale. Generalmente è aperto al pubblico durante la fioritura primaverile, da fine aprile a maggio, e quella autunnale a ottobre. Oltre allo spettacolo di profumi e colori, il roseto offre una magnifica vista che spazia dal colle Palatino al campanile di Santa Maria in Cosmedin, alla cupola della Sinagoga e al Vittoriano, fino all’osservatorio di Monte Mario

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