Roma è una città millenaria che concentra in sé, attraverso i secoli, i segni di una storia artistica e culturale unica al mondo. I suoi monumenti, i siti archeologici e le numerose chiese nascondono molti aspetti insoliti e misteriosi che spesso sfuggono agli occhi dei visitatori.
Questo itinerario vi porterà alla scoperta di una città per certi versi sconosciuta, dove s’incrociano leggende e storie talvolta sorprendenti, alcune tramandate, altre documentate.
È un percorso attraverso il quale potrete guardare la Capitale sotto una luce diversa, una luce che le restituisce un fascino unico fatto di intrighi e suggestioni.
L’itinerario si snoda dal centro della città, proponendo talvolta monumenti molto conosciuti come il Pantheon o Castel Sant’Angelo che vengono, presentati, però, sotto un aspetto inconsueto. In altri casi vengono suggeriti dei luoghi poco frequentati ma altrettanto interessanti sia dal punto di vista storico sia per gli aspetti misteriosi che nascondono, legati a una dimensione esoterica e alchimistica spesso ignorata o sottovalutata.
Roma è incontestabilmente una città solare e colorata, da sempre universalmente riconosciuta come tale. Questo itinerario vi propone, semplicemente, di andare oltre i canoni del racconto tradizionale della città per farvi sorprendere da storie e scorci che la renderanno ancor più accattivante ai vostri occhi.
1. Museo delle anime del Purgatorio - Lungotevere Prati, 12
All’interno della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, definita dai romani il “Duomo di Milano in miniatura” per l’aspetto neogotico, si trova il Museo delle anime del Purgatorio. La chiesa fu commissionata nel 1894 dal Padre missionario Victor Jouët all’architetto Giuseppe Gualandi, per ospitare l’associazione del Sacro Cuore di Gesù per le anime del Purgatorio. Un incendio divampato all’interno della chiesa lasciò impresse delle figure sui pilastri e un volto sull’altare maggiore, visibile in un reperto fotografico qui conservato. Lo stesso Jouët imputava la causa dell’accaduto alle anime del Purgatorio, che tramite questo evento avrebbero manifestato il loro bisogno di preghiere. Oggi, il Museo ospita una piccola ma suggestiva collezione di documenti e reliquie del XVIII-XIX secolo, tra cui breviari, tessuti, tavolette di legno, camicie da notte, raccolti dallo stesso Padre in tutta Europa, a testimonianza delle apparizioni delle anime dei defunti. Ne è un esempio la manica della camicia del belga Giuseppe Leleux de Mons, sulla quale è impressa la forma di una mano, da lui stesso attribuita alla madre, morta 27 anni prima, apparsa per ricordargli di pregare e di cambiare vita. L’evento risale a una notte del 1789.
2. Castel Sant’Angelo - Lungotevere Castello, 50
Castel Sant’Angelo è conosciuto anche come Mole di Adriano, dal nome dell’imperatore che lo commissionò come sua tomba monumentale. Il suo nome attuale lo deve, però, ad un episodio leggendario avvenuto sotto il papato di Gregorio Magno nel 590 d.C., quando una terribile pestilenza si abbatté su Roma, insieme ad una piena del Tevere, che decimò gli abitanti. Durante la processione organizzata dal Papa, i fedeli, giunti davanti al Castello, videro chiaramente nel cielo la figura dell’arcangelo Michele nell’atto di rinfoderare la spada: da quel momento la peste smise di abbattersi sulla Città. Durante i secoli, il monumento ha subito diverse trasformazioni, da tomba a fortezza, fino a diventare residenza papale e carcere dello Stato Pontificio. Tra i suoi ospiti annovera due alchimisti famosi: Francesco Borri e, un secolo più tardi, il Conte Cagliostro. Legata al fascino misterioso di Castel Sant’Angelo è l’incredibile vicenda di Beatrice Cenci, che, insieme alla matrigna Lucrezia e ai fratelli, organizzò l’omicidio del padre, il conte Francesco Cenci, a causa delle numerose violenze perpetrate ai danni dei suoi familiari. Scoperti, furono giustiziati da Papa Clemente VIII, che non volle mai condannarlo definitivamente, nonostante le numerose denunce a suo carico. Pare che il fantasma di Beatrice si aggiri la notte dell’11 settembre, data della sua morte, intorno al Castello. Nella Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini si conserva un bellissimo ritratto a lei dedicato, opera di Guido Reni.
3. Chiesa di Santa Maria in Vallicella - Via del Governo Vecchio, 134
La chiesa di Santa Maria in Vallicella nasconde sull’altare maggiore un piccolo misterioso tesoro: un’immagine trecentesca della Madonna col Bambino tra i due Angeli. Si tratta di un affresco ritrovato sulla parete di un edificio vicino alla chiesa, chiamato “locale della stufa”, probabilmente con funzioni di bagno pubblico. Si racconta che un giocatore di dadi indemoniato abbia lanciato un sasso contro il dipinto, che ha poi cominciato misteriosamente a sanguinare. Dopo questo episodio l’immagine fu staccata e custodita nella parrocchia della Vallicella al pozzo bianco, oggi, la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, anche detta Chiesa Nuova, a seguito della trasformazione voluta da San Filippo Neri nel 1575. Entrando in Chiesa, questo ritratto miracoloso non è visibile, in quanto nascosto all’interno della pala d’altare raffigurante la Vergine con Bambino adorati dagli angeli, capolavoro realizzato da Peter Paul Rubens tra il 1606 e il 1608, in occasione della ristrutturazione dell’edificio. Nell’insieme della pala il pittore ebbe l’arduo compito di inserire un dipinto, riconoscibile dalla forma ovale, definito “motorizzato”, a custodia dell’antica icona miracolosa, visibile durante la messa vespertina del sabato e in occasione delle festività, quando viene azionato un complicato meccanismo di pulegge e corde, che permette la visione di questo meraviglioso affresco.
4. Palazzo della Cancelleria - Piazza della Cancelleria, 1
Il Palazzo della Cancelleria deve il suo nome a Papa Damaso, pontefice del IV secolo d.C. che, accanto alla chiesa di San Lorenzo in Damaso, fece erigere un palazzo per la sede cardinalizia e l’archivio. L’edifico fu poi acquisito nel 1483 per una vincita al gioco dal cardinale Raffaele Riario che, per accattivarsi l’ammirazione dello zio, Papa Sisto IV, lo fece riedificare, ampliare e abbellire, inglobando l’adiacente chiesa e rendendolo, anche grazie al supporto di Bramante, uno dei primi esempi di architettura rinascimentale a Roma. La fama “noir” del palazzo è dovuta agli avvenimenti che lo vedono protagonista. È stato sede di fatti di sangue quale l’omicidio di Pellegrino Rossi, membro del governo dello Stato Pontificio, ucciso sulle scale del Palazzo il 15 dicembre del 1848, il cui busto è custodito nella Cappella di San Lorenzo in Damaso. A distanza di secoli, nel 2015, un altro fatto ha segnato la fama del palazzo, quando il parroco Grigis è stato accoltellato, senza conseguenze troppo nefaste, proprio sul sagrato. Il fabbricato vanta un cortile interno, opera rinascimentale concordemente attribuita a Donato Bramante per la progettazione su tre ordini, di cui i primi due ad archi ed il terzo in laterizio. All’interno si trovano, inoltre, due importanti stanze, la Riaria, tappezzata di arazzi, adibita ad una sorta di sala d’attesa per gli ospiti e la Sala dei Cento Giorni, così chiamata per gli affreschi del Vasari, che pare abbia impiegato quest’arco di tempo per realizzarli.
5. Pantheon - Piazza della Rotonda
Il Pantheon, tempio di tutti gli dèi, è frutto di un impressionante acume ingegneristico, che lo rende unico nel suo genere. Il suo aspetto misterioso risiede proprio nella perfetta struttura architettonica a forma sferica, sinonimo di perfezione, le cui misure - 43,44 metri per 43,44 - oltre a celebrare l’armonia delle forme, lo legano a una sorta di numerologia simbolica connessa all’astronomia e alla cosmologia. L’equilibrio dei volumi, l’accordo delle proporzioni, il ripetersi delle inscrizioni di cerchio e quadrato, simbolo della razionalità lo rendono anche uno degli esempi architettonici associati alla sezione aurea. Analizzando la cupola si nota che è formata da cinque anelli realizzati con 28 cassettoni. Questo numero, oltre a essere considerato perfetto, in quanto è il risultato della somma dei suoi divisori, è anche riferito ai giri che la luna compie su sé stessa per effettuare la sua rotazione. Inoltre, dalla volta dove è presente l’oculus, l’unica apertura di nove metri verso l’esterno, il sole penetra per irradiare l’interno e, in occasione del solstizio d’estate, proietta sul pavimento un cerchio della stessa dimensione dell’oculus. Per questa ragione il Pantheon si è conquistato l’appellativo di “tempio solare”, oltre a essere l’emblema del collegamento tra terra e cielo in connessione con il divino.
6. Basilica di Santa Maria sopra Minerva - Piazza della Minerva, 42
La Basilica di Santa Maria sopra Minerva è una chiesa antichissima sorta sui resti di tre templi dedicati a Minerva, Iside e Serapide, che presenta all’interno elementi in stile gotico, raro esempio a Roma. É legata anche alla figura di Cagliostro, il cui vero nome è Giuseppe Balsamo (1743-1795), personaggio molto discusso del Settecento, che imperversò per tutte le corti nobili d’Europa per le sue doti di alchimista e di medium. Fondatore di un ordine massonico basato su un rito egizio, pretendeva che fosse riconosciuto dal Papa Pio VI. La sua audacia fu notata dalla Santa Inquisizione, che, anche a causa della denuncia della stessa moglie, lo arrestò e lo condannò all’ergastolo in una fortezza. Fu pubblicamente umiliato e costretto a camminare scalzo da Castel Sant’Angelo alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva, ad inginocchiarsi davanti all’altare e abiurare. Nella piazza antistante la chiesa furono bruciati tutti i suoi scritti riguardanti il nuovo ordine e tutti gli oggetti che venivano utilizzati durante i riti di iniziazione nello studio che aveva organizzato presso il pittore francese Augustin Belle.
7. La Bocca della Verità - Piazza della Bocca della Verità, 18
All’interno del portico della Basilica di Santa Maria in Cosmedin, chiesa cattolica di rito greco-melchita, si trova una grande maschera in marmo dal diametro di 175 cm e dalla circonferenza di 6 metri, raffigurante un fauno urlante, probabilmente ispirata ad una divinità fluviale, meglio conosciuta come Bocca della Verità. La sua fama è dovuta al potere misterioso di riconoscere la verità e la menzogna: a chi dichiara il falso verrà tagliata la mano! Pare che sin dall’anno 1000 venisse segnalata nella guida dei pellegrini, Mirabilia Urbis Romae, come oracolo. Durante il Medioevo, invece, viene indicata come capace di riconoscere l’infedeltà dei coniugi tanto che, a causa di un tranello a cui fu sottoposta, ha smesso a tutt’oggi di dare i suoi responsi. La leggenda vuole che la moglie di un ricco signore, accusata di infedeltà, fu trascinata davanti alla Bocca della Verità e al momento di infilare la mano, un uomo tra la folla l’abbia afferrata e baciata. Fu creduto pazzo e allontanato, mentre l’adultera, inserendo la mano nella bocca, fu salvata. Non molto tempo dopo, tuttavia, si seppe che i due erano realmente amanti. Negli anni Cinquanta è stata protagonista di una scena divenuta un cult nel film Vacanze Romane con Audrey Hepburn e Gregory Peck.
8. Carcere Mamertino - Clivio Argentario, 1
All’interno del Foro Romano, sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, si trova il Carcere Mamertino, la più antica prigione della città, risalente al VII secolo a.C., fatta realizzare da Anco Marzio. É costituito da due livelli, il primo chiamato “Lautumiae”, composto di piccoli ambienti scavati in grotte nel tufo, tipici dell’area del Campidoglio. Il secondo livello, collocato nel piano inferiore e detto “Tullianum”, è un’area a forma circolare, cui si accede tramite un foro posto sul pavimento della zona “Lautumiae”. Tra gli ospiti illustri si annoverano gli apostoli Pietro e Paolo, che durante la loro prigionia, fecero sgorgare miracolosamente una sorgente d’acqua per battezzare i prigionieri rinchiusi nel carcere, poi misteriosamente scomparsi. Nel “Tullianum” è anche visibile, conservata sotto una grata, un’impronta lasciata da Pietro, quando, nello scendere nella prigione, sbatté la testa.
9. Porta magica - Piazza Vittorio Emanuele II
Nei giardini Nicola Calipari di Piazza Vittorio Emanuele II si erge una porta murata, ai cui lati sono collocate due statue, che raffigurano la divinità egizia Bes, scoperte durante gli scavi effettuati nell’area del Quirinale. Questa porta faceva parte di un più vasto complesso nobiliare dei marchesi Palombara, distrutto per far spazio alla Stazione Termini e all’odierna piazza Vittorio Emanuele II. Il marchese era un grande appassionato e studioso di alchimia tanto da diventare membro dei Rosacroce, un ordine esoterico segreto. Egli si circondava di diversi personaggi del tempo, anch’essi interessati all’alchimia, quali, tra gli altri, la regina Cristina di Svezia, che soggiornava a Roma e Giuseppe Francesco Borri, un medico appassionato di occulto. Fu lo stesso Borri a svelare al marchese di aver scoperto il modo per trasformare la materia in oro. Dopo la scomparsa misteriosa del medico, così si narra, il marchese ritrovò delle pergamene contenenti dei simboli che non riuscì a decifrare, ma che fece poi incidere sulla porta. L’incisione che ha alimentato la credenza che la porta fosse il passaggio verso l’Inferno è la scritta palindroma “Si sedes non is”, i cui significati sono “se siedi, non vai” oppure, al contrario, “se non siedi, vai”.
10. Chiesa di Santa Bibiana - Via Giovanni Giolitti, 154
Nella chiesa di Santa Bibiana, nel Rione Esquilino, si trova il Sarcofago di Santa Bibiana, figlia di Flaviano, prefetto di Roma e cristiano, che fu flagellata e legata da Aproniano ad una colonna visibile nella chiesa per volere dell’imperatore Giuliano l’Apostata. Non soddisfatto, lasciò il suo corpo in balia dei cani, i quali la risparmiarono. Bibiana, da quel momento, fu venerata come una santa tanto che la colonna dove fu legata presenta i segni di quanti, per adorazione, vi sfregavano le mani. La leggenda racconta anche che la polvere ottenuta strofinando il marmo fosse misteriosamente prodiga di eventi miracolosi, se mischiata all’acqua che sgorgava da un vicino chiostro e dall’erba raccolta nel luogo dove era avvenuta la flagellazione. Nella chiesa si può ammirare la statua che raffigura la Santa realizzata tra il 1624 e il 1626 da Gian Lorenzo Bernini.
11. Casina delle Civette - Via Nomentana, 70
All’interno di Villa Torlonia, uno dei più bei parchi di Roma, si trova la Casina delle Civette, che ospita il Museo della Vetrata Liberty. La Casina prende il nome dalla sesta sala, sulle cui vetrate si possono ammirare due civette, opera dell’artista romano Duilio Cambellotti. Questa singolare costruzione, su due livelli e dallo stile fortemente eclettico, è unica nel suo genere e fu voluta da Giovanni Torlonia Jr. Presenta un aspetto fiabesco ed esoterico: sembra, infatti, che il principe fosse appassionato di alchimia. Il tema della civetta, oltre ad essere predominante nelle vetrate, è ricorrente sia in molti arredi sia nelle raffinate ed eleganti decorazioni. La simbologia della civetta ha origini molto antiche: a differenza della mitologia greca in cui la civetta simboleggiava la sapienza, i romani la associavano a una idea di morte e, in particolare, la consideravano portatrice di presagi nefasti. Nel corso del Medioevo, era diffusa la credenza che le civette fossero in realtà streghe sotto mentite spoglie.
12. Quartiere Coppedè - Piazza Mincio
Il quartiere Coppedè, progettato dall’architetto Gino Coppedè nel 1915 e concluso, dopo la sua morte, da Paolo Emilio Andrè, consiste in un quadrilatero di vistosi e stravaganti edifici ricchi di infinite tipologie di decorazioni. Si tratta di uno straordinario tripudio di ogni sorta di animali che si alternano ad angeli, puttini, divinità romane, figure mitologiche e sacre. Il visionario ecclettismo dell’architetto coniuga stili eterogenei, tra cui gotico, bizantino, barocco e Liberty con simboli legati al mondo esoterico. L’accesso è costituito da un grande palazzo, detto degli Ambasciatori. L’immenso lampadario che scende dall’arco di ingresso simboleggia la ricerca della luce e quindi della conoscenza, quasi a significare che chi entra in questo quartiere comincia un viaggio iniziatico verso la conoscenza. Una delle più singolari costruzioni è il Palazzo del Ragno, grazie al mosaico che lo raffigura, simbolo dell’operosità e del potere. Su piazza Mincio si affaccia il Villino delle Fate: composto da tre edifici accostati e asimmetrici, presenta delle facciate decorate con raffigurazioni simboliche dedicate a Roma, Firenze, Venezia. Sulla stessa piazza spicca la Fontana delle Rane che per la sua forma conica viene associata al Sacro Graal e, come i mesi dell’anno e i segni zodiacali, deve il suo nome alle dodici rane che la ornano. Questo aspetto la accomuna al simbolo della metamorfosi, oltre ad essere indicata come luogo di raduno delle streghe. Una leggenda metropolitana racconta che, nel 1965, dopo una serata al Piper, i Beatles fecero il bagno nella fontana.