Situata nei pressi della Stazione Termini, la chiesa di Santa Bibiana ha origini antichissime risalenti al 468, secondo alcune fonti che ritengono anche verace che sia stata edificata sulle spoglie di 11.266 martiri. Secondo la leggenda, invece, la chiesa fu edificata nel 363 nel luogo dove visse Santa Bibiana e fu sepolta dopo essere stata flagellata a morte, il 2 dicembre 362, durante le persecuzioni avvenute sotto il regno dell'imperatore Giuliano detto il Apostata, per non voler abiurare la fede cristiana. Le sue spoglie riposano sotto l'altare maggiore protette in una preziosa urna in alabastro risalente all'epoca costantiniana.
Nel corso dei secoli la chiesa subì diversi rimaneggiamenti, ma fu completamente rinnovata tra il 1624 e il 1625, su commissione di papa Urbano VIII, da un giovane Gian Lorenzo Bernini che con questo restauro si cimentò nella sua prima opera architettonica in assoluto.
Pur apportando modifiche al tema barocco, il grande artista lavorò con il massimo rispetto per la struttura dell'antica chiesa, senza compromettere l'armonia delle linee e l'accuratezza umile ed essenziale. Lo arricchì di una nuova facciata e di un nuovo portico, creò due cappellette in fondo alle navate laterali e sostituì l'abside originaria con una cappella maggiore che adornò di stucchi.
Ai lati dell'ingresso centrale, preceduto da un portico con tre aperture ad arco e scandito da pilastri ionici con capitelli e basi in travertino, si trovano due iscrizioni, una in caratteri gotici di epoca medievale (XIII secolo) e una in latino che richiamano il convento e il cimitero dove riposano "undicimiladuecentosessantasei corpi de Martiri".
Varcando la soglia della chiesa, a sinistra, si trova il tronco della colonna a cui la santa fu legata durante il suo martirio. Protetta da una grata in bronzo dorato realizzata su disegno del Bernini, sotto la quale si legge la seguente didascalia: "Legata a questa colonna, la invitta martire Santa Bibiana, con funi di piombo, fu crudelmente flagellata", la colonna è parzialmente consumata. I devoti di Santa Bibiana erano soliti raschiarlo per raccogliere la polvere che, disciolta nell'acqua del pozzo del vicino giardino e mescolata all'erba che cresceva sul terreno intrisa del suo sangue, produceva una bevanda dal potere altamente taumaturgico.
L'interno è diviso in tre navate, separate l'una dall'altra da una doppia fila di antiche colonne di granito rosso-grigio e marmo bianco su cui sono posti capitelli in stile composito e corinzio.
Sull'altare maggiore Bernini pose la statua in marmo bianco di Santa Bibiana, che è anche la prima figura completamente vestita scolpita dall'artista.
Le pareti sono decorate da affreschi di Agostino Ciampelli, eseguiti tra il 1624 e il 1625, raffiguranti angeli musicanti, affacciati o seduti su una balaustra riccamente decorata. La decorazione prosegue in basso e presenta fregi costituiti da strumenti di tortura, realizzati dallo stesso Ciampelli.
Contemporanei sono gli affreschi di Pietro da Cortona, realizzati negli stessi anni di quelli del Ciampelli. Questi rappresentano il processo di condanna e la morte di Demetria, sorella di Bibiana; la matrona Rufina che cerca di indurre Bibiana in tentazione; la flagellazione del Santo.
Altri lavori di sistemazione della chiesa furono eseguiti nei secoli successivi, ma nel rispetto del restauro operato da Gian Lorenzo Bernini.
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