Quasi tremila manoscritti latini, greci e orientali, mille incunaboli (tra i quali il primo libro a caratteri mobili stampato in Italia, il “De Oratore di Cicerone”), ventimila cinquecentine, diecimila incisioni e carte geografiche preziosi per antichità e valore artistico, oltre a documenti, libri scampati al rogo perché considerati eretici dalla Chiesa, opere sugli studi agostiniani, testi di letteratura italiana e sul teatro, edizioni rare e periodici antichi incrementati ancora oggi in base ad acquisti e donazioni: tra “fondo antico” e “fondo moderno” sono circa 200mila i volumi conservati tra le alte scaffalature di legno della Biblioteca Angelica, in uno scenario suggestivo sospeso nel tempo utilizzato anche come scenografia di film famosi, da Il Giardino dei Finzi Contini di Vittorio de Sica ad Angeli e Demoni di Ron Howard.
Situata in un palazzo a fianco della chiesa di Sant’Agostino, a pochi passi da piazza Navona, la Biblioteca Angelica è una delle più antiche biblioteche pubbliche del mondo, un primato che condivide con l’Ambrosiana di Milano e la Bodleian Library di Oxford. Le sue prime notizie storiche risalgono già al Trecento ma a farle mutare radicalmente carattere è l’iniziativa del vescovo agostiniano Angelo Rocca, da cui prenderà il nome. Appassionato collezionista di edizioni pregiate e responsabile della Tipografia Vaticana, nel 1604 il vescovo affida infatti la sua raccolta libraria di circa 20mila volumi ai frati del convento di Sant’Agostino, dando alla biblioteca una sede idonea, dotandola di proprie rendite e disponendo che sia aperta a tutti, senza limiti di stato e di censo.
Ai volumi donati dal vescovo si aggiungono nel 1661 i testi a stampa lasciati in eredità da Lukas Holste, custode della Biblioteca Vaticana, e nel 1762 l’enorme collezione del cardinale Domenico Passionei, che comprendeva opere sul pensiero di Sant’Agostino e sull’attività dell’Ordine agostiniano, nonché i testi delle controversie religiose dell’epoca. Grazie a una speciale autorizzazione papale, il patrimonio della biblioteca includeva anche i libri messi all’indice dalla Chiesa perché “pericolosamente” vicini alla Riforma protestante: saggi, articoli, testi letterari, volumi di astrologia, di storia, di scienze o di filosofia, contrassegnati da alcuni segni particolari come una freccia sul dorso o all’interno – giudicati con la massima severità ma conservati.
Con una collezione cresciuta a dismisura, nell’ultimo quarto del Settecento i frati affidano a Luigi Vanvitelli, architetto, pittore, scenografo e ingegnere dalla personalità poliedrica, l’incarico di ristrutturare la biblioteca. Il salone attuale viene completato nel 1765: chiamato per la sua forma il “vaso Vanvitelliano”, è un ambiente unico immaginato per raccogliere intorno agli studiosi tutta la cultura del tempo, con scaffali in legno che circondano l’intero perimetro arrivando fino al soffitto a completare l’effetto scenografico. Dopo l’Unità d’Italia la biblioteca viene acquisita dal nuovo Stato italiano ma il suo patrimonio continua a crescere, per esempio con una parte della collezione dei principi Massimo, una curiosa raccolta di libretti d’opera del XVIII e XIX secolo, e con gli autografi del poeta romanesco Luigi Zanazzo. Dal 1940 l’Angelica è anche sede dell’Accademia letteraria dell’Arcadia (fondata nel 1690 da alcuni letterati, di cui conserva, tra l’altro, il patrimonio librario.
Foto redazione turismoroma
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