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Settembre a Roma. Appuntamento con la tradizione (di ieri e di oggi)

Fontana di Trevi - Palazzo Poli

Oltre che dei suoi monumenti, dei suoi palazzi e delle sue chiese, una città è fatta anche dei riflessi delle sue storie e della vita che la attraversa. Una vita che, a Roma, è sempre stata scandita da riti, feste, ricorrenze, anniversari, celebrazioni: un fitto calendario di appuntamenti fissi che, con il loro carico di tradizioni, rappresentavano un’occasione di riflessione, tanto religiosa quanto civile, di incontro, condivisione e divertimento, stagione dopo stagione.

Se alcuni, come si dice, non hanno resistito all’oblio del tempo o hanno perso parte di quel senso di perfetta meraviglia che sapevano regalare ai romani e ai tanti visitatori della città, altri godono ancora oggi di ottima salute e si sono persino arricchiti di nuovi elementi. E altri ancora, anche se nati in anni più recenti, sono ormai entrati a pieno titolo tra le “tradizioni” moderne e contemporanee della città.

Così, per vivere appieno Roma e sentirsi dentro la sua storia, mese per mese vi raccontiamo alcuni dei giorni e dei momenti speciali della città, di oggi e di ieri, gli appuntamenti più sentiti o attesi, o anche semplicemente più curiosi.

Il compleanno di Giuseppe Gioachino Belli, 7 settembre

I suoi 2.279 sonetti in romanesco sono tra le più importanti testimonianze letterarie, linguistiche, storiche e antropologiche di Roma, un “monumento” alla plebe della città di cui Giuseppe Gioacchino Belli fu il massimo interprete. In questa sterminata produzione, rimasta pressoché inedita fino alla morte del poeta nel 1863, il dialetto diviene lo strumento più efficace per svelare le incongruenze e le contraddizioni della società romana, tra malgoverno, ignavia e insipienza. La Roma dei Papi viene così raccontata con una straordinaria ricchezza di soluzioni stilistiche e formali, comiche e tragiche, ironiche e drammatiche, in una poesia vibrante di colori e accenti che mantiene ancora oggi tutta la sua suggestione. Il “poeta de Roma” era nato il 7 settembre 1791 in via dei Redentoristi, nel Rione Sant’Eustachio. Ogni anno, nel giorno del suo compleanno, il Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli organizza un incontro-spettacolo nei luoghi legati alla sua vita o alla sua opera, per esempio Palazzo Poli, dove Belli visse i suoi anni più felici e dove recitò i suoi sonetti “clandestini” nel salotto della principessa Zenaide Wolkonski suscitando l’ammirazione di Gogol. Un omaggio floreale è tradizionalmente deposto ai piedi della fontana-monumento nel cuore di Trastevere, realizzata nel 1913 per rendere onore al più grande poeta romano nel cinquantenario della sua morte.

L’armistizio e la battaglia per Roma, 8-10 settembre

Nelle case italiane, la notizia della fine dell’alleanza con la Germania nazista arriva in anteprima attraverso i microfoni di Radio Algeri, dalla voce del generale Eisenhower, ed è poi confermata un’ora più tardi dal generale Badoglio. Sono le otto di sera dell’8 settembre 1943: l’illusione che l’armistizio significhi la fine della guerra durerà lo spazio di un attimo e Roma si ritroverà di lì a poco abbandonata a sé stessa. All’alba, un lungo corteo di sessanta auto nere attraversa la città accompagnando il re, la famiglia reale, il governo e i vertici militari in una precipitosa fuga verso Pescara e poi verso Brindisi. Le forze tedesche della Wehrmacht sono intanto già ordinatamente schierate a sud e a nord di Roma e travolgeranno in breve tempo i militari italiani lasciati senza ordini precisi e coerenti. La battaglia che avvolge Roma sin dalla sera stessa dell’armistizio coinvolge le aree della Montagnola, dell’EUR, della Basilica di San Paolo e della Garbatella. Il 10 settembre, l’ultimo, estremo tentativo di difesa della città ha come teatro Porta San Paolo: anche qui, come già nei giorni precedenti, le unità militari ancora operative sono affiancate da civili armati alla meglio, giunti spontaneamente od organizzati dai partiti antifascisti, che oppongono un’eroica quanto vana resistenza alle truppe tedesche. Ogni anno, per l’anniversario dell’armistizio e della battaglia per la difesa della città, considerata il vero e proprio esordio della Resistenza italiana, il Presidente della Repubblica, i rappresentanti delle istituzioni e le autorità cittadine rinnovano l’omaggio a tutti gli italiani che dall’8 settembre 1943 all’aprile del 1945 lottarono per la rinascita di un’Italia nuova, libera e democratica, deponendo una corona d’alloro alle lapidi commemorative a Porta San Paolo e al Monumento del Parco della Resistenza.

Il nome di Maria, 12 settembre

Sorgente di luce, goccia del mare, signora, prima pioggia stagionale: alle numerose e incerte ipotesi sulla sua etimologia e sul suo significato fa da contraltare, per i credenti, una certezza adamantina – se invocato con devozione il nome di Maria è fonte di salvezza, anche in battaglia. Ed è proprio un’epica battaglia a fare sì che il culto del santissimo nome della Vergine Maria, festeggiato inizialmente nella sola diocesi spagnola di Cuenca, venga promosso nell’ultimo scorcio del Seicento a festività di tutta la Chiesa. Siamo nell’estate del 1683 e Vienna, assediata dai Turchi agli ordini del gran visir Kara Mustafa, è ormai sul punto di cedere. Poi, il 12 settembre, le truppe dell’imperatore Leopoldo I d’Austria e del re di Polonia Jan Sobieski danno il via alla controffensiva che porta alla disfatta dell’esercito ottomano. Una vittoria insperata, che papa Innocenzo XI attribuisce all’intercessione della Vergine, la vera condottiera delle forze cristiane, cui rendere grazie con una grande festa liturgica universale. A Roma nasce di lì a poco anche la Confraternita del Santissimo Nome di Maria, che vede tra i suoi membri proprio il pontefice e Leopoldo d’Austria. I confratelli si stabiliscono dapprima nella chiesa di Santo Stefano del Cacco e poi nell’antica chiesa di San Bernardo, che viene presto abbattuta per erigere un nuovo edificio. Affacciata sulla colonna Traiana come la “quasi gemella” Santa Maria di Loreto, la bella chiesa settecentesca del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano ci rammenta, nell’intitolazione e nelle decorazioni, lo speciale onomastico della Vergine Maria.

La Breccia di Porta Pia e la presa di Roma, 20 settembre

Per una di quelle curiose coincidenze della storia, è proprio nel giorno in cui gli antichi Romani celebravano il Natalis Romuli, la nascita dell’eroe-fondatore della città, che inizia per Roma una nuova era. Alle 10.35 del 20 settembre 1870, sulla cupola di San Pietro e su Castel Sant’Angelo sventola una bandiera bianca: è il segnale della resa ordinata da papa Pio IX dopo che le cannonate dell’artiglieria del generale Raffaele Cadorna avevano aperto una breccia di circa 30 metri nelle Mura Aureliane, accanto a Porta Pia, in uno dei punti militarmente più vulnerabili della sonnolenta Roma papalina. Le truppe pontificie oppongono una scarsa resistenza e la battaglia non può certo dirsi epocale – pochi furono i caduti da entrambe le parti. Epocale fu però il mutamento che generò: dopo oltre un millennio, terminava il potere temporale dei papi e si era finalmente compiuta l’unità del Paese. Di lì a pochi giorni un plebiscito popolare avrebbe sancito l’annessione di Roma e del Lazio al Regno d’Italia e nel febbraio dell’anno successivo la Città Eterna sarebbe stata ufficialmente proclamata Capitale. L’anniversario della presa di Roma fu celebrato come festa nazionale fino al 1930, quando fu abolito in seguito alla firma dei Patti Lateranensi. A oltre 150 anni di distanza, conserva tuttavia il suo profondo valore storico e simbolico e si colloca tra quegli eventi spartiacque che segnano un passaggio d’epoca e di mentalità, con la nascita della consapevolezza della laicità dello Stato.

Il pozzo e l’effigie miracolosa, 27 settembre

Un altissimo numero di chiese, edicole e raffigurazioni, miracoli, prodigi e feste liturgiche attesta la diffusione e l’intensità della devozione mariana a Roma, sin dai tempi più remoti. La città ha persino una sua “piccola Lourdes”, la cui fama affonda le sue radici nel Medioevo. Un’acqua ritenuta miracolosa sgorga ancora oggi da un rubinetto in una delle cappelle della centralissima chiesa di Santa Maria in Via, a pochi passi da via del Corso e dalla galleria Alberto Sordi. È la cappella della Madonna del Pozzo, che nel 1256 è però ancora una semplice stalla del palazzo del cardinale Pietro Capocci. Nella notte tra il 26 e il 27 settembre di quell’anno, il cardinale viene svegliato dai richiami allarmati dei suoi servitori, spaventati dall’improvviso e inarrestabile tracimare delle acque di un pozzo. Nella stalla allagata, a fior d’acqua fluttua un’immagine della Madonna dipinta su una lastra di ardesia, che sembra sfuggire a ogni tentativo di recuperarla. È il cardinale in persona a riuscire nell’impresa, dopo essersi raccolto in preghiera, e solo allora le acque si calmano ritirandosi nel pozzo. Un simile prodigio non può passare sotto silenzio e così il cardinale, ottenuta l’approvazione del pontefice Alessandro IV, fa costruire a sue spese una cappella intorno al pozzo miracoloso. Il papa in persona partecipa alla solenne processione che accompagna nella sua nuova sede la venerata immagine. Che ancora oggi osserva dalla parete principale della cappella chi si reca a renderle omaggio o a bere un sorso dell’acqua dell’antico pozzo.

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