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Il “cavallo di battaglia” del Quartiere della Vittoria
Un quartiere elegante e tranquillo in cui si alternano villini e palazzi costruiti tra gli anni Venti e Trenta del Novecento ed edifici e opere più moderni, dal secondo dopoguerra ai nostri giorni: tra i suoi ampi viali alberati che ci accompagnano fino al Tevere, impreziositi da elementi decorativi e di arredo urbano come la fontana dei giardini di piazza Mazzini, troneggia un imponente cavallo di bronzo patinato, una scultura di grande bellezza che si riallaccia alla tradizione classica e rinascimentale. Per i romani è un punto fermo del Quartiere della Vittoria ma anche, naturalmente, il principale e più popolare simbolo della RAI, l’azienda radiotelevisiva pubblica.
Dalla Bolivia a viale Mazzini
Alto quasi cinque metri e scolpito in una posa classica da battaglia, il cavallo presidia dal 5 novembre 1966 i giardini di fronte alla sede storica della RAI in viale Mazzini, un palazzo in acciaio e vetro disegnato pochi anni prima da Francesco Berarducci, allievo del celebre progettista Pier Luigi Nervi (al quale si devono capolavori come il Palazzetto e il Palazzo dello Sport). La scultura è opera di Francesco Messina, autore di alcuni dei maggiori monumenti del Novecento italiano, ed era stata pensata in origine per un monumento celebrativo dedicato a Simòn Bolìvar, il condottiero, politico ed eroe venezuelano che tra il 1810 e il 1830 fu il principale artefice dell’indipendenza di molti Paesi dell’America Latina, tra cui la Bolivia, così chiamata in onore del suo liberatore. Gli alti costi di realizzazione e le condizioni economiche della Bolivia avevano però fatto naufragare il progetto.
Rampante, morente o ferito?
Colpito dalla bellezza del progetto rimasto allo stato embrionale, l’allora vicedirettore generale RAI Marcello Bernardi incaricò lo scultore siciliano di portarne a compimento una parte, realizzando un cavallo rampante da istallare nei giardini di fronte agli uffici di viale Mazzini, dove ancora oggi possiamo ammirarlo. Con le zampe posteriori piegate a terra, il cavallo punta al suolo le zampe anteriori e rivolge al cielo il muso, aperto a un muto nitrito. Anche per queste sue caratteristiche, la scultura è ormai usualmente chiamata il “Cavallo morente”, una denominazione adottata dalla stampa e dal grande pubblico a partire dagli anni Settanta, dopo che un giornalista aveva denunciato i gravi danni alla scultura provocati dall’inquinamento. Sul destino finale del cavallo, anche nell’intenzioni del suo scultore, non ci sono però certezze. Mentre lo realizzava nella Fonderia Battaglia di Milano, Francesco Messina lo descrisse come “un cavallo ferito come dopo un combattimento”, forse quindi pronto a rialzarsi e a riprendere a lottare.
Tra moderno e contemporaneo: altri luoghi da non perdere nel Quartiere della Vittoria
Dalla fontana-ninfeo di piazza Mazzini alla Dea Roma di Igor Mitoraj, la monumentale fontana realizzata nel 2003 dal celebre scultore polacco, una passeggiata nelle vie intorno al cavallo della RAI vi permette di scoprire storie e curiosità di un quartiere ancora poco frequentato dal grande turismo, reso incantevole in primavera dai tigli in fiore e in autunno dagli alberi di Ginko Biloba. Edifici pubblici e privati testimoniano l’evoluzione dell’architettura romana nell’arco di un secolo, dal barocchetto romano al razionalismo fascista (ne è un esempio il complesso del Foro Italico) e al modernismo degli anni Sessanta, arrivando fino ai nostri giorni con il Ponte della Musica. A poca distanza da viale Mazzini si trovano anche Casa Balla, un universo di luce, colore, forme e movimento periodicamente aperto al pubblico dal Museo MAXXI, e l’ultima residenza dello scrittore Alberto Moravia. Assolutamente da non perdere sono i cortili e i giardini dei palazzi residenziali degli anni Venti e Trenta, incantevoli microcosmi verdi quasi mai visibili dall’esterno.