
Il primo dei Giardini segreti di Villa Borghese (insieme a quelli dell’Uccelliera e della Meridiana) deve il suo nome ai caratteristici e profumatissimi alberi di melangolo (l’arancio amaro) che ne scandiscono un lato, anche se nei documenti della famiglia Borghese è spesso ricordato anche come “Giardino Vecchio”, poiché esisteva già con un suo assetto ben definito prima degli interventi voluti dal cardinale Scipione Borghese.
Dopo l’acquisto dell’area, il cardinale trasformò il giardino secondo il gusto dell’epoca: fece costruire un raffinato fondale prospettico arricchito da elementi architettonici e scultorei — nicchie, festoni, cornici e rilievi — e lo adornò con due fontane in marmo con draghi (poi rimosse) e un’ampia varietà di piante e fiori. I 144 agrumi in vaso, spesso di specie rare o insolite, formavano una collezione straordinaria che evocava idealmente il leggendario giardino delle Esperidi. Nel 1776 venne aggiunta la Fontana dell’Aquila, tuttora visibile.
Fino al 31 dicembre, il giardino apre straordinariamente al pubblico ogni sabato, dalle 10 alle 15, con ingresso gratuito. Arricchisce il giardino l’installazione “Tra i giardini segreti”, ideata da Studio Sartogo Architetti, Nathalie Grenon Sartogo ed Elica Sartogo. Le opere-sedute, in terracotta invetriata e dipinta a mano, diventano punti di sosta e di meraviglia: piccoli scenari da cui osservare, con uno sguardo rinnovato, i capolavori della natura.
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