Istituito con lo scopo di combattere l’usura ed elargire credito su pegno con bassi tassi di interesse, nella Roma dei Papi il Monte di Pietà, o dei Pegni, arriva tardi rispetto ad altre città dell’Italia centro-settentrionale. Viene infatti fondato nel 1527 dal francescano Giovanni da Calvi con l’approvazione di Paolo III Farnese, anche se ottiene la sua prima sede stabile solo nel 1603, quando viene acquistato il palazzo nel Rione Regola che il cardinale Prospero Santacroce si era fatto costruire su progetto di Ottavio Nonni detto il Mascherino nell’ultimo quarto del Cinquecento.
Per adattare il palazzo al nuovo uso viene chiamato inizialmente Carlo Maderno che, aiutato anche dal giovane Borromini, si occupa del primo ampliamento della facciata principale. I lavori di costruzione e ristrutturazione proseguirono però fino al 1730 e, poiché gli spazi a disposizione continuavano a essere insufficienti, nel 1759 viene acquistato un altro edificio, la “Casa Grande” dei Barberini, che nel frattempo si erano trasferiti nel loro nuovo palazzo sul colle Quirinale. Nel 1768 i due palazzi vengono collegati da un cavalcavia chiamato Arco del Monte, da cui prese il nome anche la via sottostante. Nella prima metà del Settecento viene anche completata la meravigliosa e poco conosciuta cappella ospitata all’interno del palazzo: un gioiello dell’architettura barocca con marmi policromi e stucchi dorati che contrastano con il bianco candido delle statue e dei grandi bassorilievi.
L’ampia facciata principale del palazzo, con due portali intervallati da una fontana, ha come unica decorazione nel mezzo un’edicola e gli stemmi araldici dei papi Paolo III Farnese e Clemente VIII Aldobrandini e del cardinale Pietro Aldobrandini. Sulla sinistra è presente un campanile a vela con un grande orologio considerato popolarmente “matto”, perché non ha mai segnato l’ora esatta. La leggenda vuole che il malfunzionamento sia una vendetta dell’orologiaio incaricato della sua realizzazione. Non soddisfatto del compenso ricevuto, alterò i congegni e incise sul quadrante due versi: “Per non essere state a nostre patte/orologio del Monte sempre matte”. È impossibile sapere, allo stato attuale, se la scritta sia mai esistita...
Ancora oggi resta attiva la sua funzione di Monte dei Pegni.
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Rione VII - Regola
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