Disposti simmetricamente alla sua base, due leoni egizi di basalto nero vigilano da secoli sull’accesso alla celebre cordonata michelangiolesca che da via del Teatro di Marcello conduce a piazza del Campidoglio.
Come altre sculture che si possono incontrare ancora oggi tra le vie e i musei della città, per esempio la cosiddetta Madama Lucrezia e il famoso Piè di marmo, i due leoni provengono con ogni probabilità dal più importante santuario egizio a Roma, il cosiddetto Iseo Campense, lo sfarzoso tempio dedicato a Iside e Serapide costruito nel I secolo a.C. e ristrutturato in forme grandiose da Domiziano e da Alessandro Severo tra il I e il III secolo d.C.
Alla metà del XIV secolo i leoni si trovavano ancora davanti alla chiesa di Santo Stefano del Cacco, sorta su parte delle rovine dell’Iseo. Nel 1562 Pio IV Medici li donò al popolo romano: furono così trasportati al Campidoglio e posti alla base della scalinata, su alti basamenti disegnati da Giacomo Della Porta. Nel 1587, quando l’Acqua Felice venne portata sul colle capitolino, le sculture vennero adattate a fontane con l’aggiunta di due conche per la raccolta dell’acqua, versata da cannelle inserite nelle bocche dei leoni. Raccontano le cronache che in almeno due occasioni, nel 1644 per l’elezione di Papa Innocenzo X e nel 1670 per quella di Papa Clemente X, dalle cannelle delle fontane invece dell’acqua venne fatto sgorgare vino bianco e rosso, “con gran sollazzo del popolo”.
Alla fine dell’Ottocento, i leoni vennero trasferiti all’interno dei Musei Capitolini e sostituiti da copie di marmo bigio. Tornarono al loro posto nel 1956 mentre i calici cinquecenteschi, dispersi al momento della rimozione, furono sostituiti da copie realizzate imitando gli originali perduti.
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