A pochi passi da Fontana di Trevi, a oltre nove metri di profondità rispetto all’attuale piano stradale, una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza Archeologica di Roma tra il 1999 e il 2001, durante i lavori di ristrutturazione di un cinema, portò alla luce un grande complesso edilizio antico. Aperto al pubblico nel 2004, il sito è un esempio suggestivo della stratificazione archeologica che si estende sotto il Rione Trevi e che, a sua volta, permette di ripercorrere alcuni dei grandi eventi della storia della città, dalla realizzazione dell’Aqua Virgo all’incendio di Nerone, dal sacco di Alarico all’assedio dei Goti e oltre.
Vari edifici si sono infatti succeduti qui nel corso del tempo, cambiando all’occorrenza l’uso e la destinazione. Le strutture più antiche si riferiscono a un’insula, un caseggiato simile ai nostri moderni condomini edificato subito dopo l’incendio che devastò Roma nel 64 d.C., all’epoca di Nerone. Alla metà del IV secolo, l’insula fu trasformata in una residenza signorile, una ricca domus abbellita da marmi policromi e mosaici. Razzie e saccheggi dei re barbari non misero fine alla lunga storia di quest’area, come testimoniano i resti di un insediamento medievale con abitazioni databili fra il XII e il XIII secolo costruite con materiali di spoglio.
Il termine “Città dell’Acqua”, usato correntemente per definire l’area archeologica del Vicus Caprarius, è dovuto però all’elemento che senza dubbio caratterizza maggiormente il sito. Nel II secolo d.C., in una parte del complesso edilizio fu infatti costruito un grande serbatoio idrico, utilizzato probabilmente fino al VI secolo d.C., quando le strutture furono danneggiate dai Goti. È il cosiddetto castellum aquae, una cisterna che serviva per immagazzinare l’acqua proveniente dal vicino Acquedotto Vergine e dove ancora oggi sgorga uno scroscio d’acqua. Voluto da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, per alimentare le terme nella zona del Campo Marzio, l’Aqua Virgo è l’unico degli acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando molte delle fontane della città barocca. Proprio la Fontana di Trevi ne è la monumentale mostra terminale.
L’esperienza di visita è completata da un piccolo antiquarium che raccoglie i tanti reperti trovati durante gli scavi: preziosi rivestimenti in marmi policromi, raffinate decorazioni e frammenti di statue marmoree (tra cui la testa di Alessandro Helios), anfore africane per il trasporto dell’olio e un meraviglioso “tesoretto” costituito da oltre 800 monete di scarso valore, probabilmente i risparmi (perduti) di un servo.
Foto profilo Facebook Area Archeologica del Vicus Caprarius - la Città dell'Acqua
Rione II - Trevi
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Informazioni
Da martedì a domenica
dalle 11.00 alle 17.00
Prenotazioni obbligatorie nel weekend e nei giorni festivi, altamente consigliate durante la settimana: telefonicamente o tramite WhatsApp 3397786192
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