Terme di Traiano

Le Thermae Traiani o Thermae Traianae sorgono sulla sommità del Colle Oppio, nella terza regione augustea e furono costruite, come sappiamo dalle fonti letterarie antiche, su progetto del più famoso architetto dell'epoca, Apollodoro di Damasco. 

Dedicate dall’imperatore Traiano nel 109 d.C. e precedute cronologicamente dalle Terme di Agrippa e da quelle di Nerone e di Tito, furono le prime "grandi terme" di Roma, all'epoca il più grande complesso termale esistente al mondo.

La planimetria delle Terme di Traiano è stata ricostruita sia sulla base dei resti monumentali presenti sul colle, identificati durante i lavori per la creazione del Parco Traiano negli anni Trenta, sia grazie ai frammenti della Forma Urbis Severiana (pianta della città di Roma antica incisa su lastre di marmo, risalente all'epoca di Settimio Severo) e ai disegni eseguiti nei secoli XVI e XVII. 

Il complesso si estendeva su una superficie di oltre sei ettari, occupata da costruzioni precedenti come il padiglione esquilino della Domus Aurea, le Terme di Tito e l’edificio dell’affresco della “Città Dipinta”, che avevano la funzione di sotterranei di servizio e di collegamento fra le varie parti delle terme.  

L'orientamento su un asse nord-est - sud-ovest, differente da quello nord-sud delle strutture precedenti, sembra condizionato dalla volontà di ricercare la posizione migliore rispetto al sole e ai venti, in modo da garantire al calidarium una maggiore e più lunga esposizione al calore solare.

Anche il progetto dell’impianto termale era innovativo rispetto a quelli precedenti, con la caratteristica di un’ampia area verde, libera da costruzioni e racchiusa in un recinto porticato, che circondava su tre lati il corpo edilizio centrale con gli ambienti destinati ai bagni e alla cura del corpo.

Del corpo centrale rimangono oggi soltanto poche strutture: l'esedra della palestra orientale e accanto l'abside di un'aula del lato Sud; nelle vicinanze, parte di murature inglobate in una piccola costruzione, già casino di caccia della famiglia Brancaccio.

Si poteva accedere al recinto termale da vari ingressi posti su tutti i lati. Da quello monumentale situato a Nord-Est, preceduto da una sorta di Propileo (porticato antistante), si entrava nel complesso dei bagni, che iniziava dalla natatio, la grande piscina di acqua fredda, cui faceva seguito, sullo stesso asse, il grande frigidarium centrale e poi le stanze per i bagni tiepidi e caldi, tepidarium e calidarium; sui lati di questo asse si trovavano gli spogliatoi e le palestre. 

Del recinto esterno sono ancora oggi visibili il grandioso emiciclo centrale del lato sud, di cui è tuttora perfettamente conservato il livello inferiore (dove oggi si trova l’ingresso della Domus Aurea), e le esedre Sud-Ovest e parte di quella Sud-Est, identificate con le due biblioteche, greca e latina. La concezione romana dell'uso delle terme prevedeva infatti, oltre al vero e proprio bagno, anche attività sportive, di svago e di cultura. 

L'emiciclo dell’esedra Sud-Ovest è caratterizzato dalla presenza di un doppio ordine di grandi nicchie rettangolari, identificate come contenitori di armadi per conservare libri e documenti. Tra le due file di nicchie sono ancora visibili i profondi incassi per il sostegno di un ballatoio ligneo. L'esedra era coperta da una semicupola, oggi conservata per un'altezza di 4 m, ed era decorata da cassettoni a forma di trapezio. Pochi resti rimangono, invece, dell'esedra Sud-orientale, sull'angolo opposto del recinto. 

Resti dell’esedra Nord-Est, infine, sono visibili sul margine settentrionale del Parco, quasi di fronte alle Sette Sale, nome con cui è conosciuta la grande cisterna d’acqua che riforniva le Terme.