Complesso di Capo di Bove

Il complesso di Capo di Bove si trova al IV miglio della Via Appia Antica, non lontano dal Mausoleo di Cecilia Metella. L'origine del nome risale al Medioevo, quando la zona era parte della tenuta di Capo di Bove, toponimo derivato dalle decorazioni con festoni di fiori e frutta che ornano il fregio del sepolcro di Cecilia Metella.               

L’area, acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stata oggetto di indagini archeologiche che hanno riportato alla luce un impianto termale della metà del II secolo d.C., con fasi edilizie fino al IV secolo e tracce di uso agricolo riferibili al periodo tardo antico, quando la zona rientrava nel Patrimonium Appiae, vasta tenuta agricola di proprietà ecclesiastica. 

Delle terme rimangono ambienti, pavimentazioni a mosaico e in marmo policromo, vasche idrauliche, l’impianto fognario e porzioni dei rivestimenti in lastre di marmo e intonaco dipinto. Dagli studi effettuati si è ipotizzato che la proprietà terriera su cui sorgeva l’impianto termale, apparteneva probabilmente ad Erode Attico e a sua moglie Annia Regilla.

Oggi nell’area sorge un un edificio principale costruito per ospitare eventi culturali, incontri didattici e custodire l’Archivio e la Biblioteca di Antonio Cederna, il padre del movimento ambientalista in Italia e uno secondario destinato, all’accoglienza dei visitatori.