Situata a metà di via XXIV Maggio, il principale collegamento tra il Palazzo del Quirinale e via Nazionale, la chiesa ha origini molto antiche: la sua storia sembra aver inizio già nel IX secolo, anche se viene menzionata per la prima volta solo nel 1030 con il nome di Santo Stefano in Caballo, un appellativo dovuto alle colossali statue dei Dioscuri che rappresentarono una presenza costante del colle.
Nel 1507 la chiesa fu affidata da Giulio II ai frati domenicani che ne iniziarono il restauro e l’ampliamento. Alla fine del secolo, i Domenicani si trasferirono però nella basilica di Santa Maria sopra Minerva e la chiesa passò ai Teatini, ai quali si devono le splendide decorazioni degli interni. Nel 1877, a causa dei lavori di ampliamento e abbassamento del livello stradale della via, furono demolite due cappelle e venne smantellata una parte del soffitto. Tra la chiesa e la strada si creò inoltre un dislivello di circa nove metri, mascherato con la costruzione della nuova facciata, su progetto dell’architetto Andrea Busiri Vici, con un finto portale d’ingresso. La facciata è infatti solo decorativa e a immettere nella chiesa è un piccolo portale laterale seguito da una scalinata.
L’interno, a navata unica, presenta uno sfarzoso soffitto a lacunari dorato e dipinto con scene a rilievo, due cappelle per lato e un profondo presbiterio. La prima cappella a sinistra è la più antica: il pavimento è decorato con piastrelle maiolicate, probabile opera di Luca della Robbia, mentre gli affreschi di Polidoro da Caravaggio e Maturino, con scene della vita di Santa Caterina da Siena e di Santa Maria Maddalena, costituiscono il primo esempio romano della rappresentazione della natura e del paesaggio indipendente dal soggetto sacro. Lo zoccolo delle pareti è coperto da un bellissimo fregio monocromo con putti mentre la volta della cappella fu successivamente affrescata dal Cavalier d’Arpino. In fondo al transetto sinistro si trova la sontuosa cappella Bandini, a pianta ottagonale con cupola e lanternino, realizzata da Ottaviano Mascherino e aggiunta alla chiesa nel 1580, per volere del cardinale Bandini che ne fece il proprio monumento sepolcrale. A impreziosirne l’interno contribuiscono la pala d'altare di Scipione Pulzone, gli affreschi del Domenichino nei peducci della cupola e le sculture in stucco di Alessandro Algardi e Francesco Mochi.
Dal transetto sinistro si esce nel cosiddetto chiostro di Michelangelo, una piccola terrazza decorata con graziosi stucchi: qui si riunivano, intorno alla metà del Cinquecento, i membri di una sorta di cenacolo religioso, al quale parteciparono tra gli altri Michelangelo Buonarroti e Vittoria Colonna.
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