Sotto il segno del Capricorno. La pittura in età adrianea

La mostra Sotto il segno del Capricorno. La pittura in età adrianea, a Villa Adriana - organizzata dall’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – VILLÆ e curata dal Direttore Andrea Bruciati con Veronica Fondi, restauratrice e conservatrice dell’Istituto - presenta lo stato dell’arte della pittura murale del periodo adrianeo (117-138 d.C.) all’interno della famosa residenza imperiale. 

All’interno delle sale dei Mouseia sono esposti alcuni degli oltre cinquecento frammenti pittorici, il cui rinvenimento nell’area della cosiddetta “Palestra” ha permesso di aggiungere un importante tassello di conoscenza sul tema ancora poco indagato della pittura a Villa Adriana. Ad arricchire il percorso della mostrasono presentati per la prima volta gli affreschi dall’area del cosiddetto “Macchiozzo”, dopo un delicato restauro. In occasione della mostra inoltre, è possibile visitare gli ambienti di solito chiusi al pubblico delle sostruzioni occidentali del Canopo, dove le volte sono decorate da affreschi policromi con composizioni vegetali e motivi zoomorfi, da cui prende il titolo l’esposizione. Negli stessi ambienti sono anche allestiti alcuni dipinti murali staccati negli anni Settanta dalla decorazione della volta a botte del Serapeo.

Grazie alle fonti sappiamo che la villa era decorata da una policromia vivace che contribuiva, insieme a stucchi, mosaici e opus sectile, alla bellezza del luogo. Nel corso II secolo d.C. la pittura romana andò progressivamente semplificandosi, destrutturando i precedenti sistemi decorativi, mentre si incominciò a prediligere disposizioni lineari, esili e leggere, dove le pareti venivano scandite da semplici cornici colorate che inquadrano scarni elementi o piccole scene schizzate rapidamente, superando così la pesantezza decorativa di età Flavia (dal 69 al 96 d.C.).

In questo contesto culturale, la pittura di età adrianea si può collocare in una posizione di passaggio, dove convivono elementi mutuati dalle ricche decorazioni a grottesche, grandi campiture monocrome, spesso in giallo e rosso, figure antropomorfe ed elementi tratti dal mondo vegetale, assieme a disposizioni già più ariose e leggere, specie negli ambienti semi sotterranei e nei criptoportici, dove prevalgono i fondi bianchi su cui si vanno profilando filiformi ed eleganti tripartizioni, eseguite mediante fasce colorate o sottili pilastrini.

Testimonianze coeve sono individuabili, in ambito romano, in alcune domus dell’Aventino, nella così detta domus di Vigna Guidi sotto le Terme di Caracalla e nelle Stanze Piranesi presso il Palazzo della Villa di Massenzio, e infine nel contesto ostiense, come nella Casa delle Muse e nella Casa delle Ierodule, anche se spesso il sito tiburtino presenta un panorama peculiare rispetto alle pitture dello stesso periodo.

Ricordiamo infine che la mostra è stata concepita in stretto e continuo dialogo con la Villa e le sue architetture dipinte, raccontate attraverso immagini in video, ma anche mediante visite guidate all’interno dei monumenti che ancora recano le tracce della decorazione pittorica originale, sia all’interno dell’attuale percorso di visita (come le Piccole Terme, gli Hospitalia, il Triclinio Imperiale), sia invece parte di aree solitamente chiuse al pubblico (come il Criptoportico della Peschiera e il cosiddetto Giardino-Stadio).

Foto: di Veronica Fondi, pannello con frammenti di intonaci dipinti, Villa Adriana, depositi di età adrianea