
La mostra InVisibili. Le Pioniere del Cinema, ospitata all’Istituto Centrale della Grafica, promossa dal Ministero della Cultura e realizzata da Archivio Luce Cinecittà, nasce dall’esigenza di restituire visibilità e riconoscimento a quelle donne che, fin dalle origini del cinema, ne hanno scritto le prime pagine.
In un’epoca in cui il linguaggio cinematografico si stava ancora formando, la presenza femminile è stata determinante per il suo sviluppo: le pioniere della settima arte infatti, non sono state semplici comparse nella storia di un’industria nascente, ma al contrario vere protagoniste, che seppero occupare ruoli creativi e imprenditoriali, anticipando così le battaglie di emancipazione del secondo Novecento. Sono trenta le donne che hanno immaginato, diretto, interpretato, prodotto e trasformato il cinema degli albori, lasciando un’impronta profonda e duratura, anche se spesso rimossa o dimenticata dalle narrazioni ufficiali. Si va infatti da Elvira Notari (1875-1946), prima regista donna italiana, alle vite e le opere di figure straordinarie come Giulia Cassini Rizzotto (1865 -1943), Adriana Costamagna (1889 -1958), Daisy Sylvan (1874 - ?), Bianca Guidetti Conti (1883 - ?) e molte altre, i cui contributi sono stati a lungo ignorati o dimenticati.
La mostra, articolata in 30 sezioni, ognuna dedicata a una pioniera, presenta materiali inediti, pellicole ritrovate, riviste d’epoca, documenti d’archivio, lettere private, sceneggiature, fotografie e bozzetti, per restituire una nuova prospettiva sulla nascita del cinematografo, nella quale le donne sono state parte attiva in ogni fase del processo produttivo. Ricoprendo i ruoli più diversi e passando con naturalezza dalla scrittura alla regia, dal montaggio alla produzione, dal costume alla distribuzione, alcune di queste protagoniste hanno fondato anche case di produzione, come la Bertini Film o la Dora Film, altre hanno diretto film che affrontavano temi controversi, in controtendenza con le convenzioni sociali del tempo. Molte infine si sono contraddistinte per la capacità di innovare linguaggi e modelli narrativi, costruendo personaggi femminili liberi, anticonformisti e incredibilmente moderni.
Foto: pagina ufficiale Facebook della mostra
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