
Autore di composizioni potenti e folgoranti, Caravaggio è uno dei pittori più amati nella storia dell’arte. Sulla scia del grande successo della mostra Caravaggio 2025, Palazzo Barberini presenta al pubblico l’inedito confronto tra due versioni di un medesimo tema, la conversione di San Paolo. Nella Sala Paesaggi, la Pala Odescalchi – un’opera straordinaria confluita dopo vari passaggi di proprietà nella collezione di Nicoletta Odescalchi – è infatti posta in dialogo con la copia ad altissima definizione della tela conservata nella chiesa di Santa Maria del Popolo.
La Pala è uno dei due dipinti che il banchiere Tiberio Cerasi aveva commissionato a Caravaggio nel 1600 per la sua cappella di famiglia. Per ragioni ancora poco chiare, le due opere non furono però mai esposte e il pittore ne realizzò due nuove versioni, questa volta su tela, che oggi si possono ancora ammirare nella chiesa di piazza del Popolo. L’accostamento dei due dipinti consente di approfondire il processo creativo di Caravaggio e le trasformazioni nello stile, tra pathos drammatico e introspezione mistica. Il prezioso olio su tavola della Pala Odescalchi colpisce per l’energia compositiva, il dinamismo della scena popolata da una “folla” di personaggi e l’uso di colori vivaci e brillanti, mentre il dipinto di Santa Maria del Popolo è in forma più raccolta, silenziosa e intima.
Esposta al pubblico anche una copia della riflettografia infrarossa del dipinto, realizzata in occasione del restauro nel 2006, che consente di evidenziare le scelte tecniche e compositive adottate da Caravaggio. L’insolito supporto, costituito da sette assi orizzontali di cipresso, con una fascia perimetrale aggiunta in epoca successiva, richiese una preparazione atipica, l’utilizzo cioè di un fondo grigio chiaro steso in diagonale per simulare la trama della tela. La riflettografia ha rivelato anche incisioni a stilo, disegni a pennello e numerosi ripensamenti: il volto di Paolo è stato modificato più volte; Cristo era inizialmente senza barba; sono evidenti variazioni nelle armi, nella vegetazione e nei dettagli decorativi. A rendere ancora più vibrante la superficie pittorica contribuisce infine l’impiego di pigmenti pregiati e rari, come l’azzurrite, l’argento e l’oro.
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