Dopo un lungo e accurato lavoro di recupero e di studio, nel cuore del Foro Romano riapre interamente al pubblico la casa delle sacerdotesse dedicate all’antichissimo culto della dea Vesta e incaricate della custodia del fuoco sacro, simbolo dell’eternità di Roma. Scelte fin da giovanissime tra le famiglie patrizie della città, le vestali godevano di innumerevoli privilegi ma dovevano restare nel sacerdozio per 30 anni, conservando la verginità. La vestale che veniva meno a questa regola veniva seppellita viva in un luogo denominato “Campo Scellerato”.
Il nuovo percorso di visita amplia ulteriormente l’offerta culturale del Parco archeologico del Colosseo e consente di esplorare il settore sud-orientale dell’Atrium Vestae: si possono così ammirare gli appartamenti delle sacerdotesse, scelti per divenire spazi di un “museo diffuso” e impreziositi da alcune delle sculture qui rinvenute nel corso degli scavi di fine Ottocento. Oltre ad alcuni ritratti, sono state riposizionate nella loro collocazione originaria la statua che raffigura probabilmente il secondo re di Roma Numa Pompilio, cui è attribuita l’istituzione del culto e dell’unico sacerdozio femminile di Roma, e una statua di Vestale.
Tra gli ambienti aperti al pubblico c’è anche la stanza della macina in pietra lavica, dove – stando alla tradizione – le sacerdotesse di Vesta confezionavano la “mola salsa”: la focaccia sacra offerta alla divinità in occasione delle principali festività, secondo alcuni distribuita in piccoli pezzi ai credenti, o, secondo altri, utilizzata per cospargere gli animali destinati al sacrificio, da cui il verbo “immolare”.
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