Il Parco archeologico del Colosseo porta a compimento il primo dei 10 progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Caput Mundi nell’ambito della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo, con l’apertura al pubblico la Schola degli araldi del Circo Massimo alle pendici meridionali del Palatino.
Un intervento articolato che ha coinvolto tutti gli aspetti della ricerca interdisciplinare, dalle indagini preliminari tramite prospezioni, ai rilievi fotogrammetrici 3d (ante e post operam), fino agli scavi archeologici, ai restauri conservativi delle superfici, alla valorizzazione illuminotecnica con la sponsorizzazione di iGuzzini e la predisposizione di una nuova rampa e vetrata per la migliore visione del mosaico e delle pitture che hanno dato il nome al contesto.
La costruzione della Schola che risale al III sec. d.C., ma che senza dubbio si imposta su edifici preesistenti, si pone in un momento storico che vede la dinastia dei Severi operare una generale ristrutturazione del versante meridionale del Colle. La sua edificazione segue un orientamento che rispetta quello dell’asse del Circo Massimo. Dal punto di vista architettonico si caratterizza per la presenza di una corte rettangolare circondata da un portico a pilastri (non più leggibile ad oggi se non per lo spazio aperto calpestabile), sulla quale si affaccia un sistema tripartito di ambienti voltati con murature interamente in laterizio, di cui il centrale più ampio dei laterali. La continuità d’uso fino al V sec. d.C. è stata stabilita soprattutto a partire dalla lettura della sequenza degli apparati decorativi verticali e orizzontali.
La decorazione pittorica, datata al 200-240 d.C., raffigura personaggi maschili in posizione stante, vestiti in abiti servili, inseriti all’interno di un’architettura ad edicole, ciascuno recante nelle mani un bastone, una mappa, un serto o una cassetta, interpretati come tricliniarii. Successivamente le pareti furono rivestite di lastre di cipollino e sul pavimento venne steso il grande pavimento a mosaico che ha dato il nome all’edificio: un tessellato bianco e nero, unico nel suo genere, figurato in cui compaiono otto personaggi maschili vestiti con corte tuniche e organizzati in due gruppi di quattro, recanti in mano un caduceo, uno stendardo, un bastone. La datazione di questo pavimento potrebbe risalire fino agli inizi del IV sec. d.C. epoca in cui l’imperatore Massenzio intraprese un ulteriore intervento di ristrutturazione del versante meridionale del Colle.
Queste figure sono state variamente interpretate ora come araldi, o appunto praecones, ora come impiegati pubblici a servizio dello Stato, detti anche apparitores, ora addirittura come aurighi: quello che è abbastanza sicuro è che l’edificio e coloro che vi abitavano svolgevano funzioni strettamente connesse con il Circo e le manifestazioni relative. C’è chi ipotizza addirittura che l’edificio avesse un secondo piano usato come tribuna imperiale per gli spettacoli circensi.
Foto: locandina ufficiale dell'evento