Nel 1500, a Roma c’è una folta presenza di bergamaschi: operai, artigiani, mercanti di lane e di seta, corrieri, magistrati, uomini d’armi, di lettere e di chiesa.
Nel 1539, alcuni di essi, su impulso di Giovanni Giacomo Tasso, prozio del poeta Torquato, decidono di dar vita alla "Venerabile Arciconfraternita dei Santi Bartolomeo e Alessandro della Nazione Bergamasca", una "Compagnia" con lo scopo di assistere, nei bisogni religiosi, morali e materiali, i cittadini di Bergamo che vivevano stabilmente a Roma, e di tenere sempre vivi l’amore e il culto della propria Nazione. Loro sede è la chiesetta di San Macuto, che i bergamaschi restaurano e ampliano con un locale per gli incontri spirituali - l’Oratorio - e un ospedaletto (1544).
A inizio 1700, i Gesuiti fanno pressione sul Papa Benedetto XIII per avere la chiesa di San Macuto, che, nel 1725, viene loro ceduta, insieme all’ospedale, su decreto papale. I membri dell’Arciconfraternita, però, non si arrendono facilmente e, grazie alla loro appassionata resistenza, riescono a rimanere a San Macuto ancora per qualche anno. I Gesuiti corrispondono loro un’indennità di esproprio, con la quale possono acquistare la Chiesa di Santa Maria della Pietà in Piazza Colonna e l’annesso Ospedale dei Pazzarelli - primo ospedale per malati di mente sorto a Roma – che, tra la fine del 1589 e l’inizio del 1590, ospita anche Torquato Tasso.
La chiesa originaria viene costruita tra il 1569 e il 1573 con il nome di Santa Maria della Pietà, dall'immagine che si trova sopra il portale. Quando viene concessa all’Arciconfraternita dei Bergamaschi, è intitolata ai Santi Bartolomeo e Alessandro. La facciata in stile barocco presenta un solo ordine, con un originale timpano triangolare ondulato, ed è opera di due architetti romani, il Contini (1641-1723), allievo del Bernini, e il de Dominicis (1696-1758). L’avviso posto sul portale d'ingresso, in italiano e in dialetto bergamasco, è un invito a visitare la chiesa.
Tra il 1836 e il 1839, vengono realizzati significativi interventi di abbellimento e ristrutturazione sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Valadier. L'interno è a navata unica con tre cappelle laterali su ogni lato. Tra le opere di maggior rilievo si ricordano: una statua lignea di Cristo alla Colonna di Filippo del Borgo (1569), la Madonna della Pietà, dipinto ad olio su tavola, situato sull’altare maggiore e ispirato a Guido Reni, il monumento funebre del Cardinal Furietti, umanista d'origini bergamasche, e un crocifisso ligneo di autore ignoto (1570 ca.).
ANTICO ORATORIO
Nel 1733, viene inaugurato l’oratorio, della cui progettazione viene incaricato l'architetto Gabriele Valvassori. Il mobilio - cinquecentesco – proviene da quello di San Macuto, smontato e riadattato per l’occasione. L'architettura dell'ambiente è molto semplice, ma le decorazioni delle pareti e della volta sono estremamente eleganti ed elaborate, secondo lo stile del grande architetto Valvassori, con membrature architettoniche a rilievo in stucco, spesso dorato, e la splendida boiserie di fine XVI secolo. Nella parte superiore delle pareti sono collocate alcune tele di differenti dimensioni, raffiguranti immagini di papi, vescovi, cardinali, santi martiri e devoti legati alla Nazione bergamasca.
Informazioni
Per gli orari delle messe e le modalità di visita rivolgersi all'Arciconfraternita dei Bergamaschi di Roma
Location
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