La mostra Goya e Caravaggio: verità e ribellione nella sala Santa Petronilla dei Musei Capitolini pone in evidenza, mettendoli accanto, due capolavori di due grandi maestri: la Buona Ventura (1597) di Michelangelo da Caravaggio e El Quitasol (Il Parasole) (1777) di Francisco Goya, in prestito dal Museo Nazionale del Prado di Madrid.
I due artisti infatti, introducendo nel loro linguaggio figurativo delle loro opere importanti novità iconografiche e stilistiche, furono interpreti mirabili della società del loro tempo. Proprio grazie alla mostra, si riscontrano effettivamente molte analogie tra le due opere, nonostante siano distanti circa 180 anni: entrambe le tele appartengono al loro periodo giovanile, in entrambe i soggetti principali sono una donna e un uomo, ambedue descrivono con particolare realismo una scena di vita quotidiana dell’epoca e, soprattutto le due opere sono caratterizzate da una libertà dai condizionamenti iconografici imposti dalle regole accademiche e da un conseguente rifiuto delle convenzioni stilistiche del tempo. Se Caravaggio infatti, si può considerare il il primo pittore a rompere con le tradizioni del passato, Goya fu un pioniere dell’arte moderna.
il dipinto di Goya, dopo la sua unica apparizione nella capitale alla Galleria Nazionale d’Arte Antica nel 2000, era uno dei cartoni preparatori per il ciclo di arazzi destinati a decorare la sala da pranzo del Palazzo del Prado a Madrid, la residenza di caccia dei principi delle Asturie, cioè il futuro re Carlo IV e sua moglie Maria Luisa di Parma. Il soggetto, che mostra una scena e delle figure ispirate al mondo reale e alla società contemporanea spagnola - e non temi di caccia o composizioni allegoriche come voleva la tradizione nordica fiamminga - si sposa bene con l’assoluta libertà dell’invenzione. La giovane che il fidanzato protegge dal sole con dall’ombrellino, oggetto di moda nel XVIII secolo, è infatti una maja, una donna del popolo, che indossa un abito elegante in stile francese che si usava in Spagna nei giorni di festa. I protagonisti del dipinto ad ogni modo, sono la luce e i colori vivaci, e rivelano la conoscenza di Goya della pittura antica, in particolare di quella rinascimentale veneziana se non anche proprio della Buona Ventura di Caravaggio, vista dal pittore spagnolo qualche anno prima (nel1770-1771), quando venne in Italia e risiedette a Roma, dove frequentò la Scuola del Nudo in Campidoglio nella cui famosa Galleria era conservata la tela di Caravaggio.
Foto: Michelangelo Merisi da Caravaggio, Buona Ventura, 1597, olio su tela, cm 115 x 150, Roma, Musei Capitolini, inv. PC 131
Informazioni
Dal 12 gennaio al 25 febbraio 2024
Tutti i giorni ore 9.30-19.30
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