A cena con il poeta Orazio
Una scodella fumante che ha il sapore della semplicità e della libertà: lussi e onori dei potenti senatori romani impallidiscono di fronte al piacere di alzarsi tardi, camminare senza scorta ed essere accolti, al ritorno da una passeggiata serale al Foro, da un piatto di ceci, porri e lagana, una sorta di proto-pasta – “inde domum me ad porri et ciceris refero laganique catinum”. Siamo nel I secolo a.C. e questa è la cena perfetta che ci tramanda il poeta Orazio in una delle sue Satire, un vero e proprio comfort food, come si direbbe oggi.
Gli onori delle cronache
Non è certo l’unica volta che gli umili ceci fanno capolino nelle fonti antiche. Un secolo dopo li troviamo, per esempio, tra le sbalorditive pietanze (uova di pavone, ghiri al miele, aragoste…) della cena-spettacolo allestita dal liberto Trimalcione nel Satyricon di Petronio, o venduti bolliti agli angoli delle strade negli Epigrammi del poeta Marziale. Amatissimi da soldati e gladiatori per la loro grande carica energetica, possedevano secondo la voce comune anche virtù afrodisiache, tanto che i candidi “ceci di Venere” erano consumati, scrive Plinio il Vecchio, in veglie rituali con ogni probabilità non sempre caste. Più prosasticamente, ed è ancora Plinio a raccontarlo, ceci bolliti, arrostiti e salati venivano poi serviti nelle taverne per favorire il consumo di vino. Una prova ulteriore della loro notorietà nell’antica Roma? Il cognome del grande oratore Cicerone deriverebbe a quanto pare da una caratteristica verruca che un suo avo aveva sul volto, a forma, appunto, di cece.
Una storia di successo
La fortuna dei ceci, ancora oggi nella top 3 dei legumi più consumati al mondo, era cominciata del resto molti secoli prima se è vero che le prime testimonianze archeologiche della loro coltivazione risalirebbero addirittura all’età del Bronzo. Dall’antico Egitto, dove erano alla base dell’alimentazione degli schiavi, si diffusero presto in tutto il Mediterraneo e nella cultura gastronomica di popoli e Paesi diversi, mantenendo poi intatto il loro successo con il volgere dei secoli, complice un gusto deciso e avvolgente. Ricchi di sali minerali e vitamine, a basso costo e con un’ottima capacità di conservazione in dispensa – il non plus ultra, insomma, anche per una cucina proverbialmente povera e rustica come quella capitolina. Uniti alla pasta, un abbinamento ideale dal punto di vista nutrizionale, danno vita a uno dei grandi classici della tradizione romana a tavola, storicamente un ottimo sostituto della carne, grazie al loro apporto proteico, nei giorni di magro o in quelli di vigilia. L’abitudine si sta in parte perdendo ma ancora oggi il venerdì mattina, nei “pizzicaroli” e nei mercati rionali, si possono trovare in vendita i ceci già “ammollati” dalla sera prima, pronti per essere cotti.
Il segreto? Alici e rosmarino
Conosciuta e apprezzata in tutta Italia, genuina e cremosa, in sintesi una vera gioia per il palato, la pasta e ceci alla romana ha fatto la sua comparsa anche sul grande schermo: è il piatto con cui si consola la banda di ladri pasticcioni e sfortunati del film “I soliti ignoti” di Monicelli dopo aver visto sfumare il colpo al Monte di Pietà, unico bottino del tentato furto. A distinguere la ricetta romana dalle altre varianti regionali, nella versione che è tradizionale da ben oltre un secolo, è l’utilizzo di qualche acciuga salata nella salsa da aggiungere ai ceci e alla loro acqua di cottura, che la rende ancora più saporita e ricca di personalità senza invaderne il gusto. Per profumare in modo inconfondibile il piatto, è giocoforza affidarsi a qualche rametto di rosmarino nell’acqua di cottura. Come in tutte le ricette della tradizione, anche per la pasta e ceci alla romana gli ingredienti sono pochi ma di qualità: la semplicità di esecuzione e la poca elaborazione non vanno però a discapito del gusto e del sapore. Non vi resta che provare.
Pasta e ceci alla romana: la ricetta tradizionale di Ada Boni
Ingredienti per 4 persone
• 300 g ceci secchi
• 150 g cannolicchi o maltagliati
• 1 spicchio d’aglio
• 3 o 4 alici sott’olio
• 2 cucchiai di salsa di pomodoro o di pelati
• qualche rametto di rosmarino
• olio extravergine di oliva, sale e pepe
Preparazione
Mettete a bagno la sera prima i ceci in acqua tiepida. Il giorno seguente cuoceteli per almeno due ore in abbondante acqua profumata con qualche rametto di rosmarino. Una volta cotti, soffriggete nell’olio extravergine di oliva uno spicchio di aglio, aggiungete le alici schiacciandole con la forchetta e unite due cucchiai di pelati lasciando restringere la salsa su fiamma vivace. Aggiungete i ceci insieme a parte della loro acqua di cottura, assicurandovi che siano completamente coperti, lasciate insaporire per una decina di minuti e portate a bollore. Aggiungete quindi la pasta e fatela cuocere finché non è pronta (circa 8 minuti) e non ha rilasciato la giusta quantità di amido. Servite spolverizzando con pepe nero in grani.