Al III miglio della Via Appia Antica, sul luogo dove secondo la tradizione furono temporaneamente custoditi, in tempo di persecuzioni, i corpi degli apostoli Pietro e Paolo, sorge la basilica di San Sebastiano. Oggi dedicata a questo popolare - e assai rappresentato - santo narbonese, in origine nota come basilica apostolorum. Da questo luogo, citato nelle fonti antiche come ad catacumbas (forse per la presenza di avvallamenti o fosse, kymbas in greco), deriverebbe per estensione anche il termine "catacomba". In effetti la basilica costituisce tuttora il fulcro della più ampia e conosciuta area di cimiteri paleocristiani di Roma.
Nella prima metà del IV secolo, ebbe inizio la costruzione della chiesa, a navata centrale racchiusa da un deambulatorio, con ricche decorazioni e pavimento completamente lastricato di tombe. Nel V secolo la basilica è già sicuramente intitolata a San Sebastiano, ma nell’826, per il fondato timore d’incursioni saracene, il corpo del santo venne rimosso e traslato in San Pietro dove rimase fino al 1218, quando Onorio III Savelli (1216-1227) lo ricondusse solennemente nella chiesa a lui dedicata.
La basilica mostra oggi l’aspetto che le deriva dagli interventi promossi agli inizi del XVII secolo dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V (1605-1621). Iniziati nel 1608, i lavori furono affidati a Flaminio Ponzio e proseguiti da Giovanni Vesanzio, autore della facciata terminata nel 1613. Al pontificato di Clemente XI Albani (1700-1721) si deve la costruzione del sacello del Ss. Sacramento (o Cappella Albani). La facciata è scandita dalle colonne ioniche binate del portico, a tre archi, cui corrispondono le paraste dell’ordine superiore.
Nell’interno, a navata unica, si segnala il soffitto ligneo del Vasanzio con stemmi del cardinale Borghese e di Gregorio XVI Cappellari (1831-1846), che nel XIX secolo promosse il restauro dell’edificio. In una nicchia sul lato destro, potete ammirare il celebre Salvator Mundi (Busto del Salvatore), ultimo capolavoro di Gian Lorenzo Bernini. Nella Cappella delle reliquie (1625) si conservano le impronte ritenute dei piedi di Cristo al momento del "Domine quo vadis?", una delle frecce che colpirono San Sebastiano e la colonna del martirio di quest’ultimo.
La Cappella Albani (1706-1712), a pianta quadrata con abside e cupola, si presenta in ricche forme barocche ed è decorata con opere di Pier Leone Ghezzi e Giuseppe Passeri. Nella Cappella di San Sebastiano, progettata da Ciro Ferri nel 1672, si segnala, sotto l’altare, la statua giacente di San Sebastiano, capolavoro di Antonio Giorgetti (1671-1672) su disegno di Gian Lorenzo Bernini. Da una scala situata in quella che, prima della ristrutturazione seicentesca, era la navata destra della chiesa si può scendere al vasto complesso delle catacombe di San Sebastiano.
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