Rosi ha inventato un nuovo stile narrativo per un cinema che prima di lui non esisteva. I suoi film nascevano da ricerche e inchieste sulla realtà del paese: lavorava sui documenti, su “ciò che era noto”. Ha raccontato il ‘potere’ che corrompe e si corrompe quando si mischia alla criminalità, guastando il sistema. I suoi film di impegno civile Salvatore Giuliano, Lucky Luciano, La sfida, Il caso Mattei, Cadaveri Eccellenti, Tre Fratelli...hanno obbligato a riflettere intere generazioni. Ma soprattutto Rosi ha anticipato la narrazione di una democrazia inquinata dalla corruzione fin dalla sua nascita. Il suo è un cinema che non invecchia anche quando parla di cronaca, perché – come scriveva Roberto Saviano in un’intervista a Rosi: “racconta il meccanismo del potere, il meccanismo del dolore, le dinamiche fisiche-morali del dominio dell'uomo sull'uomo”,un 'sistema' di comportamenti anomali, di caratteri, di debolezze e decadimento. A riprova di questa sua ossessione, il film che Rosi avrebbe voluto fare fino all’ultimo giorno di vita: “Cesare e Bruto, l’idealismo contro il realismo, un film sul potere, su corrotti e corruttori e sul trasformismo.” Ci accompagnerà in questo viaggio la figlia Carolina, testimone fin da bambina del lavoro del padre, che ha assistito con amore e pazienza fino alla morte.
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