
Una tra le più spassose commedie di Eduardo Scarpetta, Il medico dei pazzi, resa celebre anche dal film interpretato negli anni Cinquanta da Totò, è in scena al Teatro Argentina per la regia di Leo Muscato, in occasione del centenario della morte di Eduardo Scarpetta.
Scritta da Scarpetta nel 1908, O miedeco d'e pazze, conosciuta anche come Il medico dei pazzi, la commedia è una macchina perfetta dell’equivoco. La pièce racconta infatti le disavventure di Don Felice Sciosciammocca, ricco proprietario terriero, molto ingenuo e provinciale, il quale giunge a Napoli con la moglie per incontrare lo scapestrato nipote Ciccillo che lui ha mantenuto agli studi e che ora gli fa credere di essersi laureato in psichiatria e di dirigere una clinica di malati di mente. In realtà Ciccillo, invece di studiare, ha speso tutto in divertimenti e gioco d’azzardo ed è perennemente minacciato dai suoi creditori. Per convincere quindi lo zio e continuare a spillargli denaro, il giovane pensa di spacciare per casa di salute la pensione in cui egli vive allegramente con un amico.
Liberamente ispirata, come gran parte del teatro napoletano d’allora, a una trama che proviene dal teatro francese, la commedia esplode in comicità, facendo leva sulle situazioni in cui viene a trovarsi l’ignaro Sciosciammocca che scambia per matti più o meno pericolosi gli eccentrici ospiti della pensione, i quali costituiscono un’esilarante galleria di tic e caratteri umani, convincendosi che siano pazienti, mettendo quindi in luce in modo allegro e brioso il rapporto tra normalità e follia. Da quel momento infatti, la commedia si trasforma in un vortice di malintesi e situazioni paradossali. Capolavoro del teatro napoletano, la commedia pone al centro la maschera popolare di Sciosciammocca, inventata dall’ingegnoso commediografo.
In questa versione, nella quale la commedia è ambientata nella Napoli degli anni Settanta, oltre al divertimento, emerge una riflessione più profonda: e cioè quella sull’identità delle persone, dal momento che chiunque può essere scambiato per qualcun altro: soprattutto Don Felice, pieno di delusione per essere stato ingannato e raggirato dal suo adorato nipote, sorridendo amaramente, si rende davvero conto che forse è davvero lui il più matto di tutti e la sua stessa identità comincia a vacillare. Nonostante ciò la commedia si conclude con un poetico e inevitabile lieto fine.
Compagnia Mauri Sturno, Due Della Città Del Sole - Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Con Gianfelice Imparato, Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti, Francesco Maria Cordella, Giuseppe Rispoli, Ingrid Sansone, Michele Schiano Di Cola.
Foto: locandina ufficiale dello spettacolo
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