Il palazzo fu costruito da Antonio da Sangallo il Giovane (1483-1546) insieme al suo collaboratore Dosio intorno al 1535 come sua residenza privata. Alla morte del Sangallo l’edificio fu venduto al fiorentino Migliore Cresci, come testimoniano le iscrizioni lungo le cinque finestre della facciata. Una ricca decorazione dipinta ricopriva l’intera facciata, realizzata tra il 1559 e il 1565 dal Crescie visibile fino alla fine dell’Ottocento, quando fu sostituito l’intonaco. Da alcune stampe sappiamo che vi erano raffigurati i ritratti di Giovanni e Giuliano dei Medici e lo stemma Mediceo di Clemente VII (1523-1534). Unica testimonianza rimasta della glorificazione della famiglia Medici è l’iscrizione dedicata a Cosimo I duca di Firenze posta sopra il portone principale.Nel XVII secolo il palazzo fu di proprietà per qualche tempo del Consolato di Toscana, per passare poi ai Marini Clarelli. Divenuto sede di una caserma, dopo il 1870 fu acquistato dal Comune di Roma, che ne ha promosso il restauro. La facciata originale è delimitata ai lati da due fasce a bugnato; anche il portale presenta una cornice bugnata. Ai lati sono grandi finestre con mensole che coprono quelle del sotterraneo. Le finestre dell’ammezzato presentano una semplice cornice. Al di sopra, divise da una fascia, sono le cinque finestre architravate del piano nobile, e quelle incorniciate del piano superiore. Successivamente, la facciata fu allungata nel lato sinistro con altre quattro finestre che ripetono lo stesso schema del Sangallo. Attraverso un androne in lieve salita, per rendere meglio la visione prospettica, si giunge al portico con serliana e al cortile con fondale a esedra. Una scala sulla destra conduce al piano superiore, dove si trova una loggia che sovrasta il portico.
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