“Il più bel resto dell’antichità romana. Un tempio che ha così poco sofferto che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani”, così lo descrisse lo scrittore francese Stendhal nell’Ottocento. Fonte di ispirazione dei più grandi architetti di ogni epoca e da sempre ammirato per la sua bellezza, l’armonia delle linee e il calcolo perfetto delle geometrie delle masse, il Pantheon è in effetti uno degli esempi meglio conservati dell’architettura monumentale romana.
La sua storia inizia nel 27 a.C., quando Marco Vipsanio Agrippa, genero, amico e collaboratore di Augusto, fece costruire un primo tempio in quest’area dedicato a “tutti gli dei”. La forma attuale si deve però ad Adriano che lo fece riedificare tra il 118 ed il 125 d.C., ampliandolo, rovesciandone l’orientamento e aprendo davanti al nuovo tempio una grande piazza porticata.
Caduto in stato di abbandono e successivamente saccheggiato dai barbari, nel 609 d.C. fu donato dall’imperatore bizantino Foca a Papa Bonifacio IV che lo consacrò dedicandolo a Santa Maria ad Martyres e preservandolo in questo modo dalle spoliazioni che interessarono molti altri monumenti antichi in epoca medievale. La Basilica ospita al suo interno l’antichissima Icona bizantina della Vergine col Bambino che l’Imperatore Foca donò al Papa San Bonifacio IV nel 609, in occasione della Dedicazione dell’antico tempio pagano al culto cristiano.
Nel 1625, sotto il pontificato di Urbano VIII Barberini, venne privato del rivestimento bronzeo del portico per fondere il baldacchino di San Pietro e 80 cannoni destinati a Castel Sant’Angelo. Dall’episodio ebbe origine il celebre detto, affidato alla statua parlante di Pasquino: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”. Negli stessi anni ai lati del suo frontone furono realizzati due campanili, che i romani chiamavano spregiativamente “orecchie d’asino” e che furono rimossi con l’Unità d’Italia. Nel 1870 è divenuto sacrario dei re d’Italia, e accoglie le spoglie di Vittorio Emanuele II, Umberto I e Margherita di Savoia, oltre alle sepolture di numerosi artisti tra cui Raffaello Sanzio.
L’edificio è composto da una struttura cilindrica preceduta da un portico con colonne corinzie che sorreggono il frontone; sul fregio della trabeazione è conservata l’iscrizione originaria con la dedica ad Agrippa. La grande cella circolare è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica in calcestruzzo, più grande di quella della Basilica di San Pietro. Ciò che più sorprende dell’architettura del Pantheon sono le sue dimensioni: l’altezza dell’edificio è pari al diametro della cupola, poco più di 43 metri, caratteristica che rispecchia i canoni classici dell’architettura razionale romana.
La parte interna della cupola è decorata con cinque ordini di 28 cassettoni (numero considerato perfetto perché dato dalla somma 1+2+3+4+5+6+7) che vanno restringendosi verso l'alto. Al centro si apre un oculo di 8,92 metri di diametro, che consente alla luce naturale di penetrare e illuminare tutto l’edificio. Nel solstizio d’estate, il raggio di sole che entra dal grande occhio della cupola proietta un enorme disco luminoso sul pavimento, di diametro uguale a quello dell’oculo. In caso di pioggia l’acqua entra nel Pantheon e sparisce nei 22 fori quasi invisibili posti sul pavimento, in buona parte originario e costituito da riquadri e tondi di porfido, giallo antico, granito e pavonazzetto.
Nel giorno della Pentecoste, tutti gli anni, una pioggia di petali di rosa cala dall’alto all’interno del Pantheon a conclusione della celebrazione del Corpus Domini.
San Luigi dei Francesi
Piazza Navona
Uno dei complessi urbanistici più spettacolari della Roma barocca
Fontana dei Quattro Fiumi
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