L’attuale palazzina Vagnuzzi fu realizzata restaurando il cosiddetto “casino del Monte”, risalente al XVI sec., che dal XVVII era parte della Villa Poniatowski. La costruzione era già stata rimodernata nel 1810 dal Valadier, su incarico di Stanislao Poniatowski.
I nuovi lavori, realizzati tra il 1825 e il 1844, vennero affidati dal nuovo proprietario e amico del Poniatowski, Luigi Vagnuzzi, all’architetto allora molto in voga, Luigi Canina. Il Vagnuzzi voleva che la palazzina fosse ingentilita per divenire villa di campagna.
Il Canina decise di ampliare l’edificio inserendo ai lati due logge al primo piano, abbellite da un motivo decorativo a greca, e la relativa parte al pian terreno e di abbassarlo di un livello, eliminando così l’altana posta dal Valadier a coronamento. In questo modo l’edificio appare caratterizzato da una spiccata orizzontalità, evidenziata dal basamento bugnato e dalle imponenti cornici marcapiano. La costruzione tende ad alleggerirsi ai piani superiori, che si aprono nelle logge ai lati e nei due ordini di sette finestre ciascuno, scandite da doppie lesene.
Davanti alla facciata posteriore, si trova un giardino all’inglese, in cui fu costruita una “camera egizia”, oggi in stato di abbandono, decorata come l’interno della palazzina da Angelo Zecchini.
Dopo vari passaggi di proprietà, la Casina Vagnuzzi dal 1939 appartiene al Comune di Roma, che l’ha assegnata nel 1960 all’Accademia Filarmonica Romana, compreso il rimanente parco che si estende fino alle pendici dei Monti Parioli.
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