Il nucleo originario del palazzo risale al Quattrocento, quando era la residenza della famiglia Benzoni. Venduto al cardinale Ludovico Ludovisi nel 1622, fu completamente ristrutturato tra il 1620 e il 1623 su progetto del Maderno (1556-1629); passato ai Colonna, fu acquistato nella metà del Seicento dal cardinale Fabio Chigi, il quale affidò a Gian Lorenzo Bernini (1598-1629) il compito di realizzare la facciata. Questa corrisponde alla parte sinistra delimitata dalle prime otto paraste, e presenta un grande portale inquadrato da due colonne che sorreggono un balcone con balaustre; ai lati sono finestre architravate con inferriate e davanzale sorretto da mensole. Al primo piano sono finestre con timpani triangolari e centinati alternati, mentre al secondo le finestre sono architravate.Le finestre del primo e del secondo piano sono scandite da lesene con capitelli compositi. Al di sopra è un ampio cornicione con mensole e un’alta balaustra.Lo schema berniniano del palazzo ha costituito un modello per l’architettura barocca, seguito in Italia e all’estero. Nel 1745 Baldassarre Odescalchi, nuovo proprietario del palazzo, incaricò Nicolò Salvi (1697-1751) e Luigi Vanvitelli (1700-1773) di ampliare l’edificio; fu così raddoppiata la facciata secondo il precedente modello berniniano, aggiungendo altrettante finestre ed un secondo portale identico al primo.Questo intervento ha profondamente alterato le proporzioni dell’originario palazzo ideato da Bernini. Nel 1887 la facciata, danneggiata da un incendio, venne restaurata, mentre venne interamente ricostruita dall’architetto Raffaele Ojetti (1845-1924) quella che affaccia su via del Corso, ad imitazione dei palazzi fiorentini quattrocenteschi, con superficie bugnata, doppio piano con bifore e cornicione molto sporgente. L’interno del palazzo presenta un cortile rettangolare ad arcate con pilastri e colonne doriche, risalente al progetto originario del Maderno; al primo piano sono finestre inserite in arcate e scandite da doppie lesene. In fondo al cortile si trova una fontana con due delfini e un’aquila entro un calice a conchiglia, sormontata dallo stemma Odescalchi. All’interno del palazzo si trova “La Conversione di San Paolo” di Caravaggio, opera su tavola da identificare probabilmente con la prima versione dell’opera commissionata nel 1600 da mons. Tiberio Cerasi per la propria cappella, e poi sostituita con il quadro attualmente in S. Maria del Popolo. Si tratta di una delle poche opere di Caravaggio appartenente ad una collezione privata.
Informazioni
Il Palazzo è di proprietà privata
Location
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