Straordinariamente ben conservato all’interno, è costruito in opera quadrata di blocchi di travertino, con nucleo cementizio in scaglie di selce, calce e pozzolana ed è databile probabilmente al II secolo a.C. Cilindrico all’esterno, con un tamburo in muratura del diametro di m. 13,50 circa, originariamente era coperto da un tumulo e accessibile da un dromos. L’interno è costituito da un ambiente quadrato con lati di m 5,30 circa, coperto da una volta a botte altra circa m 7. Su tre lati sono presenti nicchie rettangolari su tre lati, nelle quali si aprono altrettante finestre “a bocca di lupo”.
L’architetto e incisore Giovan Battista Piranesi nel 1748 disegnò e descrisse alcuni frammenti di intonaco che vide sulle pareti, dai quali si può ipotizzare che la stanza fosse affrescata. Il nome del sepolcro, che non sappiamo a quale famiglia appartenesse, deriva dalla particolarità di essere orientato astronomicamente verso l’equinozio.
Attraverso una finestra della cella funeraria entra la luce solare, generando un particolare effetto sul centro esatto del pavimento nel giorno in cui cade l’equinozio, momento dell’anno in cui si svolgevano nell’antichità riti legati al culto dei morti e alla fertilità della terra.
Informazioni
Situato all'interno di una proprietà privata, è visitabile in occasione di eventi e visite guidate con associazioni
Location
Per conoscere tutti servizi sull'accessibilità visita la sezione Roma accessibile.