Grande esperienza e alta qualità tramandate di generazione in generazione
Questa piccola bottega nel cuore di Roma, a pochi passi da Piazza di Spagna, realizza i suoi lumi, paralumi e lampade ancora artigianalmente e con materiali esclusivi, in tutti colori e per tutte le ambientazioni.
La lunga esperienza e l’alta qualità, tramandate di generazione in generazione, sono il marchio di fabbrica di una manifattura che nel tempo ha servito grandi registi, personaggi famosi, arredatori, architetti e antiquari. I pezzi unici prodotti, apprezzati da tutti gli amanti dell’eleganza, arredano i più importanti palazzi romani. Il laboratorio confeziona da oltre 80 anni paralumi di ogni tipo: plissettati, in pergamena cucita o foderati in stoffa.
Antonello Gualdani, proprietario di questo antico laboratorio, ci racconta la sua Roma.
“Questa bottega ha una storia lunga. Ha iniziato mio nonno, il padre di mio padre, con un fratello e un socio.
Lungo gli anni è passato tutto da nonno ai figli, che erano in tre, Fausto, Ezio e Renato. Poi siamo subentrati io e mio cugino, già da giovanissimi alle prese con responsabilità tanto più grandi: in famiglia non siamo mai stati longevi.
Diciamo che ci preparavamo da tempo. All’epoca si usava che d’estate, finita la scuola, per guadagnare due lire per la pizza con gli amici, venivi a bottega e guardavi come funzionava.
L’idea era: tu intanto impara, poi scegli.
E così io e mio cugino Fabrizio abbiamo scelto.
Questa era una via di artigiani: c’erano il corniciaio, il bronzista, il tappezziere, il fabbro, il sarto.
Ora siamo gli unici rimasti e intendiamo resistere.
Siamo qui da tanto di quel tempo che abbiamo visto la città cambiare dalle vetrine di questa bottega.
Da qui sono passati in tanti: scenografi, architetti, designer degli anni 60 in poi, tutti i più famosi di cui si parla ancora, anche personaggi del mondo del cinema.
Proprio questa settimana abbiamo fatto un lavoro per Giulio Trappetti, uno dei titolari dello studio Tirelli Costumi, che per decenni ha “vestito” i film di Hollywood.
Per il cinema abbiamo lavorato tanto: le lampade de Il Padrino sono le nostre, ma anche quelle di Io ballo da sola di Bertolucci, così come pure quelle di Ocean’s Twelve o per il cottage in montagna di Cliffhanger con Sylvester Stallone.
Negli anni Settanta le produzioni televisive dei teleromanzi d’epoca prestavano molta attenzione alla costruzione di ogni dettaglio: attraverso quell’eleganza, passava la cultura del bello. Le persone guardavano la tv e ne venivano influenzate, in positivo.
C’era una diffusa educazione al gusto e ci si affidava a chi sapeva interpretarne i segni, i codici.
La crisi purtroppo ha fatto perdere quell’attenzione e quell’affidarsi: si percepisce a fatica il valore aggiunto di un prodotto unico, che hai solo tu e che è fatto per durare. Ogni oggetto qui è così: non può essere replicato perché nasce dal nostro sguardo.
Nelle botteghe si è custodi di un mestiere, che non ha niente a che fare con il tecnicismo di un lavoro.
Il mestiere è assimilare l’esperienza attraverso gli occhi, assorbire il gusto, saper accoppiare le forme e i colori.
Ci vuole tempo e pazienza: con gli anni impari, osservi chi lavora, entri nelle case, vedi i progetti. E succede allo stesso modo anche con chi viene dopo di te.
Un mestiere si tramanda come un racconto antico.
Io ho 55 anni, mio cugino ne ha 68, Benedetto, la persona che ci aiuta, 72. Un altro collaboratore ne ha 62. La macchina da cucire che sta in quell’angolo ha 100 anni e ancora funziona, senza elettricità, con la manovella.
Qui tutto parla di tempo.
Ci sono le fasi della lavorazione necessarie per ogni pezzo tirato a mano: prima lo tagli, poi lo fai stare insieme, lo incolli, devi aspettare che si asciughi e nel frattempo ne fai un altro.
C’è l’attesa affinché un progetto prenda forma: lo immagini e poi il materiale lo rende vivo.
L’arte in questo è una grande maestra: qui puoi trovare paralumi ispirati a Boccioni, ovvero tanti colori nessun colore, che funzionano perché, come insegnavano gli antichi Romani, la bellezza è l’armonia tra i contrasti.
Non sprechiamo nulla, anche questo lo abbiamo imparato dagli antichi: un giorno ci siamo ritrovati con le buste stracolme di avanzi di seta e ci siamo detti “usiamoli”. Stessa cosa con gli avanzi di pergamena.
Se ti guardi intorno, non trovi un pezzo uguale all’altro.
In ogni paralume c’è l’unicità di quello che abbiamo vissuto, dei tessuti che abbiamo imparato a riconoscere tra le dita, dell’arte di cui ci siamo nutriti, dell’ispirazione del momento.
E tutto da qui, da questa bottega, in cui c’è la storia della mia famiglia.
Perché noi siamo artigiani, dal 1938”.
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