Nel 1587, sotto il pontificato di papa Sisto V, terminarono il restauro e il ripristino dell'antico Acquedotto Alessandrino.
I lavori prevedevano anche che il condotto sotterraneo approvvigionasse i colli Viminale e Quirinale, e si spingesse verso l'isola Tiberina per fornire l’acqua al Ghetto ebraico della città che, istituito nel 1555, ne era privo, la fonte più vicina era quella di piazza Santa Maria in Trastevere, dall'altra parte del Tevere. Il progetto prevedeva anche l'edificazione di un certo numero di fontane, tra cui la costruzione di una fontana in piazza Giudea, slargo su cui si apriva uno dei cinque ingressi al Ghetto di Roma.
Affinché "anche gli Ebrei avessero refrigerio dell'acqua e abbellimento", Papa Gregorio XIII Boncompagni incaricò della costruzione della fontana il grande architetto Giacomo Della Porta (1533-1602). Ad eseguire la realizzazione dei disegni di Della Porta fu chiamato lo scalpellino Pietro Gucci che la creò utilizzando alcuni marmi provenienti dal Tempio di Serapide al Quirinale.
La fontana, composta da un’elegante vasca allungata, è collocata su un basamento mistilineo a due gradini che seguono l’andamento del catino principale. Nel mezzo della vasca, si alza un pilastro che sostiene un largo catino circolare sulla cui superficie sono scolpiti quattro mascheroni raffiguranti altrettante teste di gorgoni dalle cui bocche l’acqua dello zampillo centrale ricade nel bacino sottostante. Questo è decorato con gli stemmi dei magistrati capitolini dei Boccapaduli, Planca, Incoronati, Iacovaci e Altieri, che recano la data 1593.
Anticamente, la fontana era decorata con due draghi - emblema araldico sia dei Boncompagni - e da una Menorah, un candelabro a sette braccia e uno dei simboli più antichi della religione ebraica. Questi, però, vennero eliminati durante il pontificato di Innocenzo X.
In occasione dei lavori di demolizione dell’antico Ghetto e della sistemazione della zona, effettuati negli anni’80 del XIX secolo, la fontana venne smontata e passò un lungo periodo nei magazzini comunali. Nel 1924, il catino e il fusto furono recuperati e rimontati dapprima nei pressi della chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo e poi, nel 1930, su ordine del Governatore di Roma, Francesco Boncompagni Ludovisi, riuniti alla vasca originaria e collocati nell’attuale piazza delle Cinque Scole o Cenci (già Via del Progresso).
La fontana di piazza delle Cinque Scole, che prende il suo nome dalle cinque sinagoghe un tempo qui presenti (la Scola del Tempio, la Scola Nova, la Scola Siciliana di rito italiano, la Scola Castigliana di rito spagnolo e la Scola Catalana) è anche conosciuta come Fontana del Pianto. Questa denominazione prende origine dal nome della chiesa Santa Maria del Pianto che si affaccia su piazza delle Cinque Scole.
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