Occupata già all’epoca di Augusto da grandi domus private immerse in vasti giardini, l’area intorno alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme entrò a far parte con la dinastia dei Severi dei possedimenti imperiali: all’inizio del III secolo d.C. Sesto Vario Avito Bassiano, che regnò col nome di Elagabalo, vi fece costruire una grande villa, di cui facevano parte anche l’Anfiteatro Castrense e il Circo Variano.
La costruzione del circo fu probabilmente iniziata da Caracalla (212-217 d.C.), particolarmente appassionato di corse di carri: la sua lunghezza originaria era superiore a quella del Circo Massimo ma fu poi ridotta da Elagabalo durante la realizzazione della sua residenza. Oggi ne sono visibili solo alcuni ambienti vicino al Chiostro di Santa Croce in Gerusalemme. Costruito interamente in opera laterizia e con una capienza di circa 3.500 spettatori, l’anfiteatro è invece l’unico conservato a Roma oltre al Colosseo. Con la costruzione delle Mura Aureliane (271-275 d.C.), l’anfiteatro fu inglobato nella nuova cinta muraria (le sue aperture completamente tamponate sono ancora visibili in viale Castrense) mentre altri edifici, come il circo, vennero tagliati dalla nuova opera difensiva.
Con Costantino (306-337 d.C.) l’area conobbe una nuova fase di splendore: la villa fu trasformata in un palazzo imperiale alternativo a quello sul Palatino e composto da un settore privato riservato all’imperatore, una parte pubblica, di cui faceva parte la basilica civile nota come “tempio di Venere e Cupido”, e una destinata agli alloggi della corte. Noto con il nome di Palazzo Sessoriano o Sessorio (nome forse derivato dalla parola “sedeo”, soggiorno), il complesso fu scelto come residenza dalla madre Elena, che fece ricostruire le terme di età Severiana, da lei chiamate Eleniane (di cui rimane attualmente la grande cisterna di Via Eleniana), e trasformò l’antico atrio della villa in una cappella per custodirvi le reliquie della Croce da lei portate a Roma.
Del palazzo rimane parte del muro di fondo e dell’imponente abside del “tempio di Venere e Cupido”, oltre ad alcune domus che appartenevano probabilmente ai dignitari di corte. In queste ultime sono stati trovati raffinati mosaici pavimentali in bianco e nero con i ritratti dei padroni di casa.
Informazioni
Giorno di apertura: seconda e quarta domenica del mese
Orario: 10 – 11.30
Prenotazione obbligatoria con Coopculture
Accessibilità
Non accessibile per persone con difficoltà di deambulazione.
Location
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