La storia di santa Susanna, martire a Roma, ci rimanda all’epoca dell’imperatore Diocleziano: secondo la tradizione la giovane fu infatti decapitata dopo essersi rifiutata di sposare il figlio dell’imperatore per donarsi solo a Dio. Sul luogo del martirio, vicino alle antiche Terme di Diocleziano, almeno dal VI secolo sorse così una chiesa, nota un tempo come come “ad duas domus” perché costruita su due case: quelle di Gabino, padre di Susanna, e di Caio, poi diventato Papa e indicato come zio di Susanna.
Nei secoli l’edificio conobbe molte modifiche. Nel IX secolo Papa Leone III lo trasformò in una grande chiesa a pianta basilicale a tre navate; fu poi riedificato nel 1475 da Papa Sisto IV e di nuovo alla fine del XVI secolo dal cardinale Rusticucci, protettore dell’ordine cistercense a cui la chiesa era stata concessa. I lavori di ristrutturazione promossi dal cardinale, terminati nel 1595, portarono alla riduzione dell’aula liturgica a una sola navata con due cappelle laterali, e alla costruzione di una nuova alta facciata, ultimata nel 1603 da Carlo Maderno, che fino allora aveva lavorato soprattutto con lo zio Domenico Fontana.
La facciata a due ordini è una delle prime e delle più belle opere di Maderno: rappresenta un cambiamento importante nello stile architettonico che segna l’affermarsi della concezione spaziale barocca e divenne modello per altre facciate della città. Al centro si apre il maestoso portale, affiancato da due nicchie con le statue delle sante Felicita e Susanna. Affiancato da statue, opera di Stefano Maderno, è anche il grande finestrone centrale nell’ordine superiore mentre l’elegante timpano triangolare di coronamento è ornato dallo stemma del cardinale Rusticucci. L’interno, riccamente decorato, contiene affreschi di Cesare Nebbia e quattro enormi dipinti di Baldassarre Croce con scene della vita di Santa Susanna. La bellissima cappella di San Lorenzo conserva invece affreschi di Giovan Battista Pozzo mentre il cinquecentesco dipinto con il martirio di Santa Susanna sull’altare maggiore è opera di Tommaso Laureti.
Dietro il presbiterio, separato da una grata in ferro, si apre lo splendido coro monastico fatto realizzare dal cardinale Rusticucci, con un ricco soffitto in legno intagliato a cassettoni. Gli stalli del coro furono eseguiti a cura di Paolo V e si trovano più volte citati nelle guide antiche come uno dei più bei cori esistenti nei monasteri romani. Gli scavi condotti alla fine del XIX secolo al di sotto della chiesa hanno permesso di portare alla luce sotto l’altare della cripta una domus romana del III secolo i cui resti sono ancora visibili attraverso la pavimentazione in vetro della sacrestia.
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