La basilica di San Lorenzo fuori le Mura, così come la conosciamo oggi, è il risultato della fusione di due distinte chiese edificate una alla fine del VI e l’altra all’inizio del XIII secolo intorno alla tomba di Lorenzo, diacono d’origine spagnola martirizzato sotto l’imperatore Valeriano e sepolto nel cimitero di Ciriaca, lungo la Via Tiburtina.
La chiesa conserva anche le reliquie di Santo Stefano (protomartire) che ne fanno una delle più venerate di Roma, ed è inserita nel ristretto numero delle cinque basiliche patriarcali, ovvero le più antiche e importanti della città.
Già Costantino, nel IV secolo, aveva fatto sistemare, abbellendola, la tomba di San Lorenzo ed edificato una grande basilica cimiteriale nei suoi pressi (basilica maior).
Alla fine del VI secolo, papa Pelagio II fece costruire una nuova chiesa, a tre navate con gallerie praticabili (matronei), che inglobava completamente il sepolcro (basilica minor). Andata distrutta tra il IX ed il XII secolo l’antica basilica maior, Clemente III (1084-1100) edificò il chiostro e iniziò la fortificazione del borgo (Laurentiopolis) sviluppatosi intorno alla basilica. Fu Onorio III Savelli (1216-1227) a conferire al complesso l’aspetto attuale erigendo una nuova chiesa che sostituì, incorporandola e trasformandola in presbiterio dopo averne invertito l’orientamento, la basilica pelagiana. Innocenzo IV (1243-1254) fece rialzare il presbiterio e commissionò la cattedra papale.
Dei numerosi restauri effettuati nel corso dei secoli va ricordato quello, piuttosto radicale, operato nel XIX secolo da Virgilio Vespignani (1855-1864), quasi completamente eliminato dai rifacimenti successivi al bombardamento del 1943, che hanno tentato di ridare alla chiesa il suo aspetto medievale.
La facciata, in laterizio con tre finestre arcuate, è stata completamente ricostruita dopo i bombardamenti ed è preceduta da un portico, attribuito ai marmorari Vassalletto (1220 ca.), sorretto da sei colonne di spoglio sormontate da una trabeazione con ricco fregio policromo. A destra della facciata svetta, in posizione arretrata, il campanile romanico in laterizio del XII secolo. Il portico è decorato con affreschi della fine del Duecento (Storie dei Santi Lorenzo e Stefano e del Conte Enrico).
Al suo interno, due leoni (già nell’antico protiro) sono posti ai lati del portale d’ingresso e due sarcofagi, decorati con Storie del Vecchio e Nuovo Testamento e Scene di Vendemmia, sulla parete destra. L’interno a tre navate mostra, fin dal primo sguardo, l’aspetto non omogeneo della chiesa, con le due basiliche (la pelagiana, più antica adattata a presbiterio, e la onoriana) adiacenti ma non perfettamente in asse. Le ventidue colonne che dividono le navate, differenti per dimensioni e marmi, provengono forse dalla basilica maior. Sulla controfacciata si trova la Tomba del Cardinale Enrico Fieschi, costituita da un sarcofago paleocristiano con scena nuziale e baldacchino. Pavimento, amboni e candelabro pasquale sono cosmateschi (fine XIII sec.).
In fondo alla navata destra si apre l’ottocentesca cappella di San Tarcisio, del Vespignani, che conserva una bella Decollazione del Battista del caravaggesco Giovanni Serodine (1619). Una cappella dedicata a Santa Ciriaca, di gusto barocco con monumenti funerari ideati da Pietro da Cortona, è accessibile dal fondo della navata sinistra. Per due scalette si sale al presbiterio, dove tra quattro colonne bianche e nere è collocata la confessione della tomba di S. Lorenzo. Il presbiterio è inquadrato da colonne di pavonazzetto su cui poggia una magnifica trabeazione con trofei d’armi e motivi vegetali (IV sec.) sorreggente il matroneo. Al centro del pavimento cosmatesco si leva il ciborio, la più antica opera firmata da marmorari romani (1148), costituito da quattro fusti in porfido sorreggenti una copertura piramidale su colonnine trabeate. Sulla parete di fondo si trova la cattedra episcopale (1254), decorata con mosaici e marmi policromi, mentre nell’arco trionfale si può ammirare il celebre mosaico della fine del VI secolo raffigurante Cristo trai Santi Paolo, Stefano, Ippolito, Pietro, Lorenzo e papa Pelagio, quest’ultimo ritratto nell’atto di offrire a Cristo il modellino della basilica minor. Dalle estremità delle navate laterali si può scendere alla cappella funeraria di Pio IX, eretta alla fine del XIX secolo riutilizzando il nartece della basilica pelagiana.
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