I due capolavori Il tabarro di Giacomo Puccini e Il castello del Principe Barbablù di Béla Bartók sono in scena al Teatro dell’Opera di Roma.
Il tabarro, che fa parte di un progetto triennale in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte del grande compositore, è diretta dal Maestro Michele Mariotti. L’opera in un atto, su libretto di Giuseppe Adami, è tratta dal dramma La Houppelande di Didier Gold e fu rappresentata la prima volta a New York nel 1918; faceva parte del Trittico insieme a Suor Angelica e Gianni Schicchi. Nel corso del tempo, pur senza mai diventare un'opera popolare, Il tabarro si è guadagnato un posto di tutto rispetto tra le opere di Puccini: l'intenzionale assenza di melodie facili, è compensata da un'estrema densità drammatica e compositiva. Sul piano drammaturgico, Il tabarro sembrerebbe essere un’opera verista; l'azione si svolge infatti nei bassifondi di Parigi in riva alla Senna, tra scaricatori e donne del popolo. Considerata una tra le più cupe opere di Puccini, è imperniata sull'idea del tempo che passa, incarnata metaforicamente dall'ora del tramonto, dalla stagione autunnale e soprattutto dal lento scorrere del fiume, intorno al quale l'intera vicenda si sviluppa.
Il castello del Principe Barbablù è un'opera in un atto su libretto in lingua ungherese di Béla Balázs che s’ispira al racconto francese Ariane et Barbe-bleue di Charles Perrault e al dramma del drammaturgo belga Maurice Maeterlinck. Composta da Bartók nel 1911, fu rappresentata nel 1918 al Teatro dell’Opera di Budapest. La vicenda si svolge in un periodo non ben definito nella sala buia di un castello ed ha per protagonisti Barbablù e la sua nuova moglie Judith la quale vuole conoscere tutto di lui e per questo gli chiede di fargli aprire le sette porte chiuse nella sua dimora. Attraverso gli strumenti di tortura, le armi, i tesori, il giardino, i terreni, il lago di lacrime che trova in ciascuna stanza e la scoperta delle tre precedenti mogli nascoste, Judith affronta il suo destino di prigioniera nel castello insieme alle altre. L’opera, influenzata soprattutto dall’impressionismo e in parte dall’espressionismo, presenta già uno dei motivi poetici più profondi di Bartòk: quello del mistero. Il sinistro castello di Barbablù simboleggia infatti l’animo umano, misterioso e insondabile.
Foto: sito ufficiale turismoroma
Informazioni
dal 6 al 18 aprile 2023
Prima
giovedì 6 aprile ore 20.00
Repliche
sabato 8 aprile ore 18.00
martedì 11 aprile ore 20.00
domenica 16 aprile ore 16.30
martedì 18 aprile ore 20.00