A circa un anno dalla sua scomparsa, il Romaeuropa Festival omaggia il Maestro Peter Brook, tra le figure più emblematiche e rivoluzionarie della storia del teatro contemporaneo e tra gli artisti che hanno segnato il percorso del festival stesso. Ultima rivisitazione del celebre testo shakespeariano (più volte nel repertorio di Brook), "Tempest Project" sembra condensare estetiche e pratiche care al regista inglese. «La tempesta è un enigma, è una favola in cui nulla sembra poter essere preso alla lettera e se rimani in superficie la sua qualità nascosta ti sfugge – aveva scritto nelle note di regia insieme alla regista, drammaturga e sua assistente Marie-Hélène Estienne. Una parola che ricorre molto spesso nella commedia è la parola “libertà” e come sempre con Shakespeare la parola non è usata in modo ovvio, diventa una suggestione che riecheggia in tutta la pièce come un’eco. Calibano vuole la sua libertà, Ariel vuole una libertà ancora differente e Prospero deve liberarsi dal compito che si è prefisso, la vendetta e tutto ciò che ne consegue e che gli impedisce di essere libero». È alla libertà che si rivolge allora "The Tempest Project" radunando su una scena semplice e allo stesso potente (come nello straordinario vocabolario scenico di Brook) cinque interpreti di differenti nazionalità per aprire il senso del testo alla ricerca del mistero ardente racchiuso in questo concetto, del suo valore universale.