Lo spettacolo di danza contemporanea Mana, con la coreografia della Vertigo Dance Company, compagnia israeliana fondata nel 1992 da Noa Wertheim e da Adi Sha’al, è in scena al Teatro Argentina.
La coreografia pone al centro della scena la sagoma di una casa che simboleggia il confine che separa il dentro e il fuori, il pubblico e il privato, con il fine di analizzare e rappresentare l’individuo nella sua quotidianità, nelle molteplici emozioni contrastanti che lo accompagnano ogni giorno e riflettere sulla complessità dell’esperienza umana.
In diverse lingue della Melanesia e della Polinesia il termine “mana” significa “forza sovrannaturale”: la fonte di ispirazione dello spettacolo infatti è lo Zohar, o Libro dello Splendore, il principale scritto della tradizione cabalistica medievale ebraica, che racconta la sublime bellezza delle caratteristiche metafisiche del creato. A partire da questo testo, Noa Wertheim si chiede cosa sia venuto prima, se il buio o la luce, e presenta un viaggio filosofico e mistico tra questi due spazi opposti, dove il movimento stesso cerca di decodificare questa e altre dicotomie fisiche, come linea e cerchio, maschile e femminile, interno ed esterno, libertà e prigionia. In questo senso Mana è come una sorta di “contenitore” che diffonde luce e contribuisce alla guarigione, caratterizzato da un movimento a spirale che diventa espressione di auto-accettazione.
Fondata a Gerusalemme nel 1992 da Noa Wertheim e Adi Sha’al - danzatore della compagnia Batsheva e compagno di vita di Noa - Vertigo Dance è una importante compagnia d’autore che coniuga una danza vibrante ed energica, a temi impegnativi dai risvolti sociali, per accompagnare il pubblico alla scoperta dell’uomo e delle sue manifestazioni interiori ed esteriori.
Vertigo Dance Company; coreografia: Noa Wertheim in collaborazione con Rina Wertheim; danzatori: Sian Olles, Noa Israely, Ruth Ben David, Ilan Golubovich, Eden Ben-Shimol, Micah Amos, Alma Karvat Shemesh, Tommaso Zuchegna, Weissman Eshed, Zsuzsanna Ptretzermusiche Ran Bagno.
Foto: Ziv Barak
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