Immagine e materia. Stampe giapponesi anni settanta

La mostra all’Istituto Giapponese di Cultura, a cura di Takizawa Kyōji (Machida City Museum of Graphic Arts), presenta 50 stampe di 14 artisti giapponesi che, negli anni settanta hanno fotografato, inciso, fotoinciso e stampato, dando voce alla materia e ai diversi materiali.

L’esposizione di articola in due sezioni: L’epoca dell’Iimmagine fotografica, che si concentra sull’uso della fotografia nel mezzo della stampa ed Espressioni autonome di materia, che propone opere modellate e suggerite dalla materia stessa. Nella prima sono presentate nuove tecniche sviluppatasi a partire dagli anni ’70 come la serigrafia e la stampa offset, che hanno permesso di lavorare con le fotografie per convertirle in stampe ad esempio, attraverso l’uso della fotoincisione. In molte di queste opere, ogni traccia di manipolazione è assente o è stata eliminata per annullare il contenuto emotivo e, nello stesso tempo, codificare l’immagine.

Nella seconda parte invece, viene evidenziato come, nel periodo tra il 1968 e i primi anni Settanta, si manifesta una nuova tendenza nell’arte nella quale alcuni elementi semplici come pietra, legno, carta, cotone e lamiere d’acciaio vengono presentate come opere, sia da sole, sia in combinazione tra di loro. Di conseguenza, anche la fotografia ne fu influenzata e nacque un movimento in cui si poneva un forte accento sulla possibilità utilizzare materia e materiali, come i blocchi di stampa, la carta e l'inchiostro. Queste espressioni soggettive, basate sulle immagini fotografiche e sulla materia, hanno ampliato grandemente le possibilità del medium stampa, contribuendo allo stesso tempo a influenzare le tendenze dell'arte contemporanea nel suo complesso.

Tra gli artisti presenti in mostra segnaliamo Lee Ufan, Takamatsu Jirō, Noda Tetsuya, Kimura Kōsuke, Matsumoto Akira, Saitō Satoshi, Kimura Hideki, Hagiwara Sakumi, Yoshida Katsurō, Enokura Kōjie e altri nomi che hanno fatto la storia delle avanguardie artistiche giapponesi a partire dal dopoguerra.

Foto: sito ufficiale dell'Istituto Giapponese di Cultura