Cantautore, romano, fa parte della seconda tornata di quelli che erano stati, negli anni Settanta I giovani del Folkstudio. Da un’idea del Boss Giancarlo Cesaroni, questi ragazzi (oltre Carlo, Fabrizio Emigli, Vincenzo Incenso e altri) si esibirono in molti teatri e piazze italiane. Carlo, pur avendo intrapreso gli studi di Medicina, non ha mai abbandonato la passione di scrivere e di esibirsi in pubblico. Della fine degli anni Ottanta è la collaborazione con Mario Scotti, Massimo Buzzi (bassista e batterista di Francesco De Gregori) e Stefano Senesi alle tastiere. Con loro ha registrato un EP, Un’altra terra con l’etichetta Elikonia, ormai introvabile. Successivamente tre CD: La fortuna di un giorno qualunque (arrangiato dal chitarrista Ruggero Brunetti) con l’etichetta Storie di Note; Giallo su nero con l’etichetta Elikonia e il penultimo lavoro, Prove per non affogare ancora con l’etichetta Storie di note, arrangiato dal pianista Edoardo Petretti e il bassista Luca Pirozzi, presentato sette mesi fa in due serate al teatro OFF-OFF di Roma, in Via Giulia. L’ultimo lavoro ha come titolo 19.45: è l’anno del delirio più grande a cui ha assistito l’occidente ottanta anni fa. La data spezzata da un punto è il segno da cui si potrebbe e si dovrebbe ripartire per un mondo forse difficilmente ottimo, ma quantomeno normale.
Formazione
Carlo Molinari – Chitarra acustica, voce
Edoardo Petretti – Piano, tastiere
Luca Pirozzi – Basso elettrico, contrabbasso
Moreno Viglione – Chitarre
Giuseppe Russo – Sax baritono
Francesco De Rubeis –batteria
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