
Nato nel 1876 in Romania ma naturalizzato francese, Constantin Brancusi è considerato uno dei maggiori scultori del Novecento, il padre della scultura moderna. Il Parco archeologico del Colosseo, in collaborazione con il Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, presenta nella sede espositiva delle Uccelliere Farnesiane una selezione di opere che ruotano intorno a un tema centrale della produzione artistica di Brancusi: il bestiario degli uccelli, simbolo del volo, del sogno dell’uomo di sfuggire alla propria condizione terrena.
Il percorso espositivo è articolato nei due ambienti delle Uccelliere, luogo simbolo della città, riscoperto alla fine del Settecento dai viaggiatori del Grand Tour. Nella prima sezione sono esposte le sculture Il Gallo (Le Coq), L’Uccellino (L’Oiselet) e Leda, opere realizzate tra il 1925 e il 1935 ed emblematiche della ricerca di Brancusi che inventa una figurazione simbolica e minimale per esprimere l’essenza dell’animale. Per raccontare come le espressioni artistiche del passato abbiano influenzato la cultura visiva di Brancusi, a queste opere si aggiunge una selezione di sculture antiche (statue, balsamari, are e sonagli) provenienti dal Museo Nazionale Romano, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia e dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
La seconda sezione indaga sull’utilizzo del medium fotografico come espressione artistica ma anche di ricerca. Negli anni Venti e Trenta del Novecento, l’artista si dedica alla fotografia e al cinema, sfruttando questi mezzi espressivi per esaltare le qualità plastiche delle sue sculture, oltre che per documentarle. La fotografia e il cinema furono infatti per Brancusi strumenti per catturare il carattere effimero e frammentario della scultura, che sfuggiva a una percezione totale della forma, e per proiettare le sculture di Brancusi in una dimensione temporale, trasformandole in strutture in divenire, in perenne tensione tra genesi e distruzione.
L’allestimento curato dall’architetto Dolores Lettieri mette in evidenza la dicotomia tra il bianco, il colore dell’atelier di Brancusi, considerato un vero e proprio elemento progettuale, e il nero, un richiamo alla camera oscura e all’alchimia del processo fotografico.
In copertina Brancusi, Scolpire il volo, foto Simona Murrone
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