
Nata a Dublino ma italiana d’adozione, Kay McCarthy è considerata l’ambasciatrice della musica tradizionale irlandese in Europa. Costellata di successi, la sua carriera musicale inizia negli anni Settanta con le affollate performance nel leggendario Folkstudio di Roma e l’incisione del primo album Róisín Dubh (1978) per la Fonit Cetra.
A conquistare il pubblico da oltre quarant’anni, sia in Italia sia all’estero, è lo stile inconfondibile, raffinato ed espressivo, lontano dalle mode e dagli standard del mercato, che contraddistingue il suo variegato repertorio, tra i più interessanti nell’attuale panorama della musica irlandese, composto da malinconiche ballate, canzoni ispirate a tematiche di denuncia sociale e danze coinvolgenti e contagiose, eseguite insieme al suo gruppo The Kay McCarthy Ensemble.
Il concerto ospitato nella sala Borgna dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone è anche un’occasione per festeggiare, anche se con due giorni di ritardo, San Patrizio, il nobile civis romanus che nel V secolo convertì gli allora abitanti dell’Irlanda alla religione cristiana. Ufficializzata nel calendario liturgico già a partire dal Seicento e fissata al 17 marzo, data della morte del santo, la festa è ormai celebrata in tutto il mondo, con eventi e manifestazioni incentrati su tutto ciò che ha a che fare con l’Irlanda e il verde (colore simbolo dell’isola).
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