Nella Roma dei Papi, a partire dal XVI secolo, il dissenso verso il potere costituito e le classi dominanti inizia a manifestarsi attraverso cartelli satirici anonimi, posti di notte su alcune statue romane del centro storico, in modo da poter essere letti dai passanti il mattino seguente. Diventando originali portavoce delle denunce del popolo romano, queste sculture, di epoca diversa, si guadagnano il nome di “statue parlanti”, poi battezzate con nomi curiosi e specifici: Marforio, il Babuino, il Facchino, l’Abate Luigi, Madama Lucrezia e Pasquino.
Spesso, tra di loro, le statue si rimandavano pungenti motteggi, da una parte all’altra della città. La più celebre è sicuramente il Pasquino, da cui deriva il termine “pasquinate”, nome dato ai componimenti affissi sulle statue. Rinvenuta in piazza Navona alla fine del XV secolo, e databile probabilmente alla fine del I secolo d.C., la statua era parte di un gruppo scultoreo di epoca romana, raffigurante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo colpito a morte da Ettore. La scultura, che presumibilmente faceva parte della decorazione scultorea dello Stadio di Domiziano, fu collocata nel 1501 dal Cardinale Oliviero Carafa nell'antica piazza di Parione, che dalla statua derivò il nome, all'angolo di Palazzo Orsini, poi Braschi. In occasione della festa di San Marco (25 aprile), la statua veniva abbigliata come una divinità e su di essa venivano affissi epigrammi nel corso di certami accademici che si tenevano nella piazza. L’origine del nome non è nota: secondo alcuni, Pasquino era un noto oste o artigiano della zona, famoso per per i suoi versi pungenti, o un docente di grammatica latina, i cui studenti, notata la rassomiglianza, avrebbero lasciato per goliardia accanto alla statua i primi fogli satirici.
Attualmente nel cortile di Palazzo Nuovo in Campidoglio, addossato ad una parete confinante con la Basilica di Santa Maria in Aracoeli, si trova l’imponente Marforio, una statua colossale raffigurante una divinità maschile sdraiata sul bordo di una vasca, con lunga barba e un lungo mantello e una conchiglia nella mano sinistra. La figura viene interpretata come la personificazione di Oceano o di un fiume, forse il Nera. Databile al I secolo d.C., fu rinvenuta nel Foro Romano, presso l’Arco di Settimio Severo, nel XVI secolo. Secondo alcuni, deve il suo nome al fatto di essere stata rinvenuta presso il tempio di Marte nel Foro (Martis Forum). Marforio era considerato l’interlocutore e la "spalla" di Pasquino: in alcune satire, le due statue dialogavano tra loro, con domande e risposte pungenti!
Nel “Congresso degli Arguti”, non manca una rappresentante femminile: Madama Lucrezia è il possente mezzo busto di epoca romana con il volto sfigurato, alto circa 3 metri, posto all'angolo tra il Palazzo Venezia e la Basilica di San Marco, nell'omonima piazza. La statua raffigura probabilmente la dea Iside e fu collocata nell’attuale posizione dal cardinale Lorenzo Cybo intorno al 1500. L’appellativo popolare di Madama Lucrezia è di origine incerta: deriva forse da Lucrezia D’Alagno, amica di Alfonso d’Aragona e di Paolo II, o da una Lucrezia moglie di Giacomo dei Piccini da Bologna, che aveva delle proprietà nella piazza, come testimoniato da un documento del 1536.
Vicino la Chiesa di Sant’Atanasio dei Greci, si trova la statua di un sileno adagiato su un fianco, che a causa della sua bruttezza, fu ribattezzato Babuino, perché ricordava una scimmia.
Collocato nell’omonima strada, fa parte di una fontana originariamente addossata alla facciata principale di palazzo Grandi. Nel 1738, la statua fu spostata sulla sinistra dell’edificio, a causa di lavori di restauro del palazzo, e inserita in una nicchia. Nel 1877, la fontana fu smontata e il sileno collocato nel cortile interno del palazzo. Infine, nel 1957, la statua e la vasca vennero di nuovo riunite e utilizzate come fontana, collocata in una nuova posizione poco lontana da quella originaria. Il Babuino arrivò a competere con la più famosa statua di Pasquino, tanto che le sue invettive vennero chiamate anche “babuinate”.
In Via Lata si trova la statua parlante più recente, raffigurante un personaggio realmente esistito, denominato il Facchino. Rappresenta un acquaiolo che sostiene un barilotto da cui fuoriesce l’acqua, con il tipico vestito cinquecentesco dei facchini, coloro che riempivano botti e botticelle con l’acqua attinta dal Tevere o dalle tre bocche dell’antica fontana di Trevi, per distribuirla durante il giorno. La statua del Facchino, inserita in una piccola fontana, fu realizzata dallo scultore Jacopo Del Conte alla fine del 1500. Nelle ore notturne, il Facchino subì la deturpazione del viso, poiché il popolo lo riteneva rassomigliante a Martin Lutero.
L’Abate Luigi è una statua romana priva di testa, di epoca tardo imperiale, raffigurante un uomo togato, forse un magistrato. Dopo numerosi trasferimenti, la statua si trova attualmente in Piazza Vidoni, di fianco alla chiesa di Sant'Andrea della Valle. Il nome pare derivi dalla somiglianza con un arguto sagrestano della vicina chiesa del Santissimo Sudario.