
Alla sua inaugurazione nel 1901, la sensualità delle quattro morbide ninfe di bronzo, che sembrano danzare tra gli oltre 300 giochi d’acqua, non mancò di suscitare scalpore ma la sua audacia e l’innovazione delle soluzioni plastiche e figurative erano anche un messaggio di rottura con il passato, il segno di una sensibilità mutata. Anche per questo la Fontana delle Naiadi, la prima grande opera pubblica completata e inaugurata al centro di piazza della Repubblica dopo che Roma era divenuta capitale del Regno d’Italia, è sempre stata considerata un simbolo di modernità, oltre che una delle massime espressioni del linguaggio liberty in città.
Amata da romani e turisti, la fontana torna oggi a mostrarsi nella sua bellezza originaria con l’attento lavoro di recupero e valorizzazione appena concluso, curato dalla Sovrintendenza Capitolina nell’ambito del programma PNRR - Caput Mundi. L’intervento di restauro ha reso nuovamente leggibili i modellati delle quattro Naiadi, i raffinati dettagli degli animali e dei mostri acquatici, e l’imponente figura del mitico pescatore Glauco che stringe a sé il delfino. Anche le vasche e l’alto basamento in granito rosa, progettati dall’architetto Alessandro Guerrieri, hanno ritrovato le cromie originarie.
I lavori hanno incluso la disinfezione e disinfestazione con trattamenti biocidi, la revisione e sostituzione delle stuccature, l’applicazione di un protettivo su tutte le superfici, e la rimozione e il rifacimento dell’impermeabilizzazione delle vasche. Sono stati infine effettuati interventi agli impianti idraulici e di illuminazione artistica, finanziati dal Dipartimento Infrastrutture e Lavori Pubblici e realizzati da ACEA ATO 2 e ARETI, che ha eseguito una manutenzione totale degli oltre 100 led dell’impianto di illuminazione artistica del monumento.
