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Dalle gradinate alle fogne: frammenti di vita quotidiana all’Anfiteatro Flavio

dal 11 Dicembre 2022 al 30 Aprile 2023

Tutto ciò che finisce tra i rifiuti racconta molto su ciò che siamo, e lo sanno bene anche gli archeologici. Al Colosseo, uno dei monumenti simbolo di Roma, le recenti ricerche condotte sul funzionamento del sistema idraulico e delle fogne – presentate durante una giornata di archeologia pubblica – sono servite a raccogliere informazioni che potrebbero rivelarsi utili per risolvere il problema dello smaltimento delle acque e dei sempre più frequenti allagamenti, ma hanno anche restituito un’affascinante fotografia di ciò che girava intorno alla macchina da spettacolo più grande dell’antichità, compresi usi e abitudini di chi frequentava il celebre anfiteatro.

Gli scavi stratigrafici del collettore sud, ostruito e fuori uso più o meno dal 523 d.C., quando il Colosseo fu definitivamente abbandonato per essere poi rioccupato in modi e per scopi diversi, hanno fatto riemergere una grande quantità di reperti che testimoniano le ultime fasi di vita dell’anfiteatro prima della “fine dei giochi”. Cosa si mangiava, per esempio, sulle gradinate durante le lunghe giornate dedicati agli spettacoli? Ce lo raccontano i resti di semi e frutti, fichi, uva, meloni, olive, pesche, ciliegie, susine, noci, nocciole e pinoli, consumati insieme a carni cotte al momento su bracieri improvvisati, pizze e verdure.

Tra i reperti recuperati figurano anche foglie di bosso e di alloro, probabilmente utilizzati per decorare le ricche scenografie od ornare le aree limitrofe, e ossa di animali: orsi, leoni, leopardi ma anche cani, persino bassotti, costretti a combattere tra loro sull’arena o impiegati nelle battute di caccia che per secoli divertirono il popolo romano. Le condutture antiche hanno restituito però anche anche dadi da gioco, oggetti d’uso personale, come uno spillone in osso lavorato, borchie, chiodini da scarpe e frammenti di cuoio, e diverse monete di età tarda, tutte in bronzo tranne un sesterzio in oricalco di Marco Aurelio. Emesso nel 170-171 d.C., per celebrare il decennale dell’imperatore filosofo, forse era una delle luccicanti monete lanciate sulla folla, caduta nell’arena e spazzata via.

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